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Il falso benessere

Negli ultimi trent’anni, la prevalenza del sovrappeso e dell’obesità è aumentata in modo sostanziale. A livello globale, si stima che circa 170 milioni di bambini (sotto i 18 anni) siano in sovrappeso, con tassi di prevalenza che crescono più rapidamente nei Paesi a reddito medio-basso. Secondo il Rapporto 2022 sull’obesità, stilato dall’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in Europa quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o è affetto dall’obesità, ormai considerata una vera e propria malattia multifattoriale ad evoluzione cronica caratterizzata dall’accumulo di grasso in varie parti del corpo. Una patologia in costante aumento, considerata una vera e propria epidemia globale con importanti ricadute dal punto di vista socio-economico ed assistenziale, che rappresenta una delle principali cause di disabilità e che causa più di 1,2 milioni di decessi all’anno, pari a oltre il 13% della mortalità totale in Europa. 

In Italia la situazione è anche peggiore. I bambini italiani sono infatti tra i più obesi d’Europa, con tassi vicini al 40%: solo Cipro, Grecia e Spagna ci superano in questa particolare classifica. L’ultimo rapporto “COSI – Childhood Obesity Surveillance Initiative” dell’Ufficio europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) – grazie anche al contributo di dati del sistema di sorveglianza Okkio alla Salute, dell’Istituto superiore della sanità –  definisce la situazione italiana ancor più grave a causa dalla scarsa percezione del problema.

(Grafico obesità infantile 01)

I dati raccolti nell’ultima indagine di Okkio alla Salute del 2019 sono impressionanti: i bambini in sovrappeso sono il 20,4% e quelli affetti da obesità sono il 9,4%, compresi i bambini gravemente obesi che rappresentano il 2,4%. Le femmine in sovrappeso e obese sono rispettivamente il 20,9% e l’8,8%, mentre i maschi sono il 20,0% e il 9,9%. Nel corso degli ultimi anni il sovrappeso è diminuito, passando dal 23,2% nel 2009 al 20,4% nell’ultima rilevazione (2019). Anche la prevalenza dell’obesità̀ in generale è diminuita negli anni (dal 12,0% nel 2009 al 9,4% nel 2019), anche se nell’ultima raccolta dati si assiste ad una fase di plateau. Nell’ultimo decennio molti Paesi dell’Ue hanno implementato politiche per ridurre l’obesità mirando specificamente al target dei bambini, per diminuire il rischio di obesità lungo tutto il corso della vita e sostenere i bambini già obesi a migliorare la loro condizione per salvaguardare la loro salute futura.

(grafico: Adolescenti in sovrappeso o con obesità per regione)

Covid e comfort food

Le regioni meridionali italiane come la Campania, la Calabria, la Puglia, la Sicilia e la Basilicata, si confermano quelle con la più alta incidenza di bambini in sovrappeso-obesi, mentre le regioni del nord Italia come la Lombardia, il Trentino, la Val d’Aosta, sono quelle con l’incidenza più bassa. Svantaggiate condizioni socio-economiche e il mancato allattamento al seno, sono ulteriori fattori che incidono negativamente sulla percentuale dell’obesità e sono associati ad una riduzione della qualità della vita e a un maggior rischio di episodi di bullismo e isolamento sociale.

(grafico sovrappeso obesità + grafico trend sovrappeso)

Le restrizioni imposte dalla pandemia da Covid-19 hanno poi contribuito ad aggravare questa tendenza. In particolare, il crescente isolamento, la paura del contagio, la noia e la depressione hanno spinto molti ragazzi a cercare conforto nel cibo. Un fenomeno che molti studiosi hanno ribattezzato “comfort food”, riferendosi all’assunzione di alimenti estremamente appetibili, ad alta densità calorica e ricchi di zuccheri semplici, in grado di produrre, grazie alla liberazione di serotonina, un miglioramento dell’umore.

(foto comfort)

Altri fattori quali la didattica a distanza, la chiusura dei centri sportivi e l’impossibilità ad uscire, se non per ragioni di comprovata necessità, hanno accresciuto la sedentarietà dei più giovani. Tutti questi fattori in modo cumulativo hanno contribuito ad aggravare ulteriormente situazioni di obesità già in essere ed a favorire l’insorgenza di nuovi casi.

Nonostante l’Italia sia la patria della Dieta Mediterranea e sia scientificamente provato che sia in grado di prevenire e contrastare numerose patologie (diabete, obesità, etc.), assistiamo ad un abbandono della nostra dieta sana a favore di stili alimentari meno salutari.

(grafico: Adolescenti che consumano sempre la colazione, per età e genere)

Cattive abitudini

L’abitudine a non consumare la prima colazione (8,7%) o a consumarla in maniera inadeguata (35,6%) rappresentano le maggiori criticità, così come il consumo quotidiano di bevande gassate (25,4%), il   consumo di frutta e verdura meno di una volta al giorno (24,3%) e il consumo di legumi meno di una volta a settimana (38,4%). Si riduce la percentuale dei bambini che effettuano attività fisica e aumenta la percentuale dei bambini che trascorrono più di due ore al giorno davanti a tivù, tablet, videogiochi. Pubblicazioni scientifiche, sempre più numerose, evidenziano una relazione tra le ore di tempo trascorso davanti ai “device” e il rischio di sviluppare obesità e complicanze cardio-metaboliche. Questo tipo di comportamento determina infatti una duplice valenza negativa: da una parte si incrementa la sedentarietà, dall’altro si associa ad un aumento del consumo di cibi ad alta densità calorica (dolci, cioccolato, patatine fritte, soft drink, bevande alcoliche).

Per migliorare lo stato di salute e il benessere psicologico dei bambini è necessario promuovere il più possibile l’attività fisica e contrastare la sedentarietà coinvolgendo i genitori nelle iniziative riguardanti, oltre che all’alimentazione, anche l’attività motoria.

(grafico: trend scorrette abitudini)

Gli errori da evitare

Il pediatra di famiglia svolge un ruolo privilegiato in quanto ha la possibilità di prendere in carico non solo il bambino ma l’intero nucleo familiare. Già al primo bilancio di salute, egli può infatti insegnare ai genitori, e a tutti i caregivers, quali siano gli errori da evitare che potrebbero condizionare lo sviluppo di futura obesità. Il momento dell’alimentazione complementare, inoltre, rappresenta una fondamentale opportunità nelle mani del pediatra per favorire nel lattante l’acquisizione di abitudini alimentari corrette da mantenere anche nelle epoche di vita successive. Attraverso questi diversi momenti educativi, e partendo dal bambino, il pediatra può migliorare lo stile alimentare dell’intero nucleo familiare (de Franchis et al, Nutrients 2022,14,2486). Attraverso i controlli periodici dello stato di salute del bambino (bilanci di salute) è, inoltre, in grado di cogliere il momento in cui compare un inadeguato ed eccessivo incremento ponderale, intervenendo subito sugli errori. In questo modo può realizzarsi la “prevenzione primaria” dell’obesità infantile, fondamentale per ridurne il tasso di incidenza.  Per i bambini con rischio familiare di obesità, si possono prevedere controlli e bilanci di salute più ravvicinati nelle età critiche proprio con lo scopo di identificare l’obesità non appena essa si manifesta.

Educazione alimentare

(foto mensa scolastica)

Questa attività del pediatra dovrà essere necessariamente supportata da programmi di prevenzione e da programmi di educazione alimentare e nutrizionale, nonché dalla promozione dell’attività fisica svolta in modo regolare (almeno un’ora al giorno), da parte delle istituzioni in ambito scolastico. Tali programmi dovranno revisionare la modalità di ristorazione delle mense affinché anche a scuola i bambini facciano pasti sani e adeguati, evitando merende non idonee, a base di snack dolci o salati e mantenendo lo stile alimentare che hanno appreso in età pre-scolare.  È auspicabile, infine, un intervento delle istituzioni politiche per limitare i passaggi pubblicitari di alimenti ipercalorici negli orari di punta (pranzo, cena).

L’inversione della rotta potrà avvenire solo con la presa in carico del problema da parte del pediatra fin dai primissimi giorni di vita del bambino, dal monitoraggio clinico della sua crescita e dalla contemporanea collaborazione di Scuola e Istituzioni. Il modello di presa in carico dell’obesità è un modello interdisciplinare ed integrato che prevede un intervento nutrizionale che metta in evidenza l’importanza della dieta mediterranea, dell’adeguatezza delle porzioni, delle modalità nell’assunzione dei pasti. Di grande rilevanza è la lettura delle etichette. È prevista, inoltre, la promozione dell’attività fisica strutturata e non strutturata con l’obiettivo di ridurre la sedentarietà e di ottenere un incremento durevole dell’attività motoria. Da non trascurare l’intervento psicologico che si esplica con un supporto psicologico- motivazionale, la rimozione dello stress in ambito familiare ed il sostegno alla motivazione. Fondamentale è il supporto all’autostima mediante il coinvolgimento di tutta la famiglia e il rinforzo positivo anche nei casi di mancato successo delle strategie in atto.

(foto hamburger)

Marketing obesogenico

Utile riportare le riflessioni sul documento Obesity who 2022 (Tanas et al.): siamo di fronte ad una nuova narrazione dell’obesità che viene valutata come una malattia cronica complessa che tende a perdurare e ad aggravarsi. Fondamentale è l’importanza della prevenzione a partire dal pre-concepimento, nei primi mille giorni di vita e nelle età successive. Difficile è contrastare il ruolo dell’ambiente obesogenico. La realtà quotidiana dimostra che i bambini e le famiglie subiscono una esposizione fuori controllo a marketing di cibo non salutare e bevande ipercaloriche tramite social, influencer, app di delivery, inserzioni pubblicitarie e passaggi televisivi. Tale situazione aggrava la mancata consapevolezza delle famiglie e ne altera i comportamenti alimentari.

Box: Per orientarsi

ISS  – Definizione obesità e sovrappeso.
https://www.iss.it/archivio/-/asset_publisher/U2O0cK2cWrd9/content/definizione-di-obesit%C3%A0-e-sovrappeso%C2%A0

OKKIO alla Salute 2019
https://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/

Childhood Obesity Surveillance Initiative COSI – FACT SHEET HIGHLIGHTS 2018-2020

Dal WHO un’allerta a tutti e in primis ai pediatri: come e perché occuparsi di obesità. Commento al Documento “OBESITY 2022” del WHO, Ufficio regionale per l’Europa 2022; 29(4): d.1 pag. 1 di 5 Pagine elettroniche di Quaderni ACP

*In collaborazione con Teresa Rongai, pediatra di famiglia, Segretario Fimp Roma e Lazio

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