L’Hydrogen Valley made in Italy

Il 62% delle aziende appartenenti a vari settori dell’industria pesante sta considerando la possibilità di introdurre l’idrogeno verde in sostituzione di sistemi dall’elevata carbon intensity. Il dato emerge dal report Low-Carbon Hydrogen – A Path to a Greener Future del Capgemini Research Institute, realizzato intervistando, in 13 Paesi, 500 dirigenti di grandi aziende del settore Energy & Utilities e 360 dirigenti di importanti organizzazioni che si rivolgono direttamente agli utenti finali. E, se ce ne fosse bisogno, conferma l’inarrestabile processo di decarbonizzazione delle industrie su cui l’Unione europea sta investendo enormi risorse economiche. Si punta allo sviluppo del cosiddetto “idrogeno verde”, prodotto con energia rinnovabile, considerato più conveniente per ridurre le emissioni, in particolar modo nei settori più complessi come l’aviazione e il trasporto via terra.

Idrogeno sostenibile

Attualmente la maggior parte dell’idrogeno viene prodotta attraverso combustibili fossili, ma entro il 2030, infatti, l’Ue intende portare la produzione di idrogeno verde a 20 milioni di tonnellate – di cui 10 milioni prodotte internamente. Si tratta di un obiettivo estremamente ambizioso se si tiene conto che lo scorso anno la capacità di produzione di idrogeno verde a livello globale è stata di 109.000 tonnellate. Come detto, per raggiungere i suoi obiettivi l’Unione europea sta investendo miliardi di euro nel settore, puntando non solo agli investimenti per lo sviluppo della capacità interna, ma anche allo sviluppo di partnership con i futuri paesi esportatori.

Su quest’ultimo tema si sta soffermando l’attenzione di chi ha ravvisato una vera e propria corsa tra i paesi in via di sviluppo per diventare fornitori privilegiati dell’Unione europea. Ciò potrebbe portare un aumento delle esportazioni di idrogeno verde a scapito delle popolazioni locali che, ancora una volta, si troverebbero a fare i conti con una sorta di “nuovo colonialismo”. Secondo alcuni analisti e consulenti esperti di cambiamento climatico, per molti Paesi in via di sviluppo l’energia derivante dalla produzione di idrogeno è necessaria a livello domestico, dove le reti devono essere decarbonizzate o dove la popolazione non ha accesso all’elettricità.

Bisognerebbe, quindi, riflettere a fondo sul tema e creare partnership che possano regolamentare anche le esportazioni di idrogeno verde da parte dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto allo scopo di fornire maggiori tutele alla popolazione locale. Il prossimo giugno all’Africa Energy Forum di Nairobi si parlerà di idrogeno, tema caldo e di forte interesse anche in East Africa. con il new stream “Hydrogen: Africa’s Opportunity

(foto: pipeline)

L’asse Italia, Germania e Austria

Tornando alle numerose strategie di sviluppo messe in campo per garantire la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili, è bene citare la realizzazione del “SoutH2 Corridor”, presentata da Snam lo scorso 23 marzo in occasione dell’HyAccelerator, il programma internazionale della Compagnia finalizzato a promuovere idee, innovatori e tecnologie che guideranno la rivoluzione dell’idrogeno verso un futuro sostenibile. All’interno dell’HyAccelerator è stata presentata la collaborazione Italia-Germania-Austria per garantire una transizione energetica sicura e sostenibile attraverso la fornitura di idrogeno dal Nord Africa all’Europe tramite il SoutH2 Corridor.

L’infrastruttura garantirà la produzione di idrogeno verde in una misura tale da coprire più del 20% del target di produzione al 2030 indicato nel piano REPowerEU, e soddisferà la maggiore domanda dell’Europa Centrale, favorendo così la decarbonizzazione delle industrie lungo il tragitto.

Elementi di forza del progetto, che lo scorso dicembre è stato candidato come Progetto di Comune Interesse (PCI) in Europa, sono senz’altro il potenziale di produzione di idrogeno verde nei punti di partenza della pipeline, che per le loro caratteristiche climatiche e ambientali favoriscono la produzione di energia rinnovabile fondamentale per il processo attraverso cui si ottiene l’idrogeno verde, sia il fatto che in gran parte sarà possibile utilizzare infrastrutture già esistenti.

(foto: ex italsider)

Italia in pole position

C’è molto fermento in Italia sullo sviluppo dell’idrogeno e numerosi soggetti interessati a vario titolo hanno compreso a fondo l’importanza e si stanno muovendo per guadagnarsi un “posto in prima fila”. È di poche settimane fa la notizia che la Commissione Ue ha dato il via libera allo schema italiano da 450 milioni di euro, che prevede il sostegno alla produzione integrata di idrogeno ed elettricità rinnovabili in aree industriali dismesse.

Il sostegno pubblico stanziato dall’Italia, finanziato nell’ambito del Pnrr, assumerà la forma di sovvenzioni dirette a copertura dei costi di investimento, con un importo massimo di aiuto per progetto di 20 milioni di euro. L’investimento si pone l’obiettivo di sostenere la produzione e l’uso a livello locale di idrogeno verde nell’industria, nelle Pmi e nel trasporto locale, creando così nuove hydrogen valleys (distretti dell’idrogeno) in zone produttive strategiche, soprattutto nel Sud Italia, in cui l’idrogeno sia prodotto a partire da fonti rinnovabili della zona e utilizzato localmente.

Scopo della misura è ri-adibire le aree industriali dismesse a unità sperimentali per la produzione di idrogeno in impianti FER (Fonti di energie rinnovabili) locali, ubicati nello stesso complesso industriale o in aree limitrofe. Attraverso l’attuazione degli interventi previsti, si intende incentivare la produzione di idrogeno elettrolitico a partire da fonti di energia rinnovabile (ai sensi della direttiva Ue 2018/2001) o dall’energia elettrica di rete, promuovere il riutilizzo delle aree industriali inutilizzate e a favorire la ripresa economica delle economie locali. L’obiettivo principale è il completamento di progetti di produzione di idrogeno in aree dismesse, per una capacità complessiva di almeno 10-50 MW.

Come ha evidenziato la vicepresidente Ue, Margrethe Vestager, il regime da 450 milioni consentirà all’Italia da un lato di accelerare lo sviluppo di capacità di idrogeno rinnovabile, e dall’altro di ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili importati, in linea con il piano RePowerEu, garantendo al contempo che eventuali distorsioni della concorrenza siano ridotte al minimo.

(foto: Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione europea)

Regioni e Pmi in campo

A oggi tutte le regioni italiane hanno pubblicato le graduatorie dei progetti ammessi a finanziamento a valere sui fondi Pnrr per sostenere la produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse. Forte la presenza di players attivi nella green economy, ma anche partneriati tra developers e grandi industrie energivore. Entro fine anno i beneficiari dei bandi regionali si riuniranno a Roma in un tavolo comune, per condividere le fasi progettuali e mettere a fattor comune le esigenze del mercato.

Ma lo slancio italiano verso la produzione di idrogeno verde passa anche attraverso importanti progetti sviluppati da piccole imprese e start up. Pochi giorni fa la start-up bresciana H2Energy ha presentato, in occasione della Fiera della Tecnologia Industriale di Hannover (dal 17 al 21 aprile 2023), la nuova tecnologia AMES (Alkaline Membrane Solid Electrolyte). Quest’ultima, appena brevettata, permette un risparmio di costi rispetto alle tecnologie tradizionali, non utilizza metalli preziosi ed è semplificata nell’uso e nella manutenzione per la produzione di idrogeno. «Il primo stack in fase di realizzazione riesce a produrre fino a 200 Kw e rappresenta un’innovazione a livello mondiale per la tecnologia alcalina a membrana», hanno spiegato dalla H2Energy.

L’obiettivo della start-up è quello di trovare grandi player industriali italiani con cui fare squadra «per crescere insieme attorno ai temi della decarbonizzazione e dell’agenda 2030» e costruire «una filiera italiana dell’idrogeno che, oltre alla produzione, veicoli cultura e possa davvero competere a livello mondiale». La nuova tecnologia sarà sul mercato entro la fine dell’anno.

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