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Libere professioni in Italia: crescita delle donne e disparità di reddito

Negli ultimi 15 anni, la libera professione in Italia ha registrato una crescita significativa, soprattutto grazie all’aumento delle professioniste. Dal 2009 al 2023, il numero complessivo di liberi professionisti è aumentato del 18,4% (+211.000 unità), con una crescita femminile del 49% (+157.500 unità) contro il 6,5% degli uomini. Le donne oggi rappresentano il 35,3% della categoria, rispetto al 28% del 2009.

Nonostante la crescita, persistono forti disparità. Il reddito medio annuo dei professionisti è di circa 44.000 euro, ma con un divario di genere evidente: gli uomini guadagnano in media 54.000 euro, le donne 29.000 euro, con un gap di 25.000 euro. Il divario è più marcato nelle fasce d’età avanzate: tra i 51-60enni, il reddito femminile si ferma a 37.400 euro contro i 67.000 degli uomini.

L’aumento della presenza femminile nella libera professione è certamente un segnale positivo, ma le disparità in termini di reddito, settori e territori restano ancora oggi molto marcate. Politiche mirate sono necessarie per garantire un maggiore equilibrio di genere e pari opportunità di crescita professionale

È quanto emerge dal Rapporto “Le priorità strategiche per la parità di genere nelle libere professioni”, realizzato dall’Osservatorio delle libere professioni, presentato l’11 marzo 2025 nel corso dell’evento “Parità di genere e differenziale retributivo. Le professioniste”, promosso da Confprofessioni e da Noi Rete Donne, che si è svolto presso la sede di Cattaneo Zanetto & Pomposo a Roma. Un confronto aperto – coordinato da Daniela Carlà (Noi Rete Donne) e Susanna Pisano (Desk Europeo Confprofessioni)tra i rappresentanti delle istituzioni, esperti del settore e ricercatori per approfondire le disparità di genere nel mondo professionale, evidenziando strategie e azioni concrete per colmare il divario.

L’analisi territoriale

Dall’analisi del Rapporto dell’Osservatorio emerge come la presenza femminile vari dal 38-35% nel Centro-Nord al 32,2% nel Mezzogiorno. Le regioni con più professioniste sono Emilia-Romagna, Molise, Liguria e Lazio (oltre il 39%), mentre Calabria, Sardegna e Campania si fermano attorno al 30%. Tuttavia, la crescita della componente femminile è stata più intensa nel Sud, riducendo lievemente il divario territoriale.

La distribuzione settoriale

Anche la distribuzione settoriale evidenzia forti differenze. Le donne sono maggiormente presenti in ambiti legati all’assistenza e ai servizi alla persona: nella “Sanità e assistenza sociale” rappresentano il 51,9% e nelle professioni legali il 43,1%. In settori come ingegneria, finanza, commercio e immobiliare, la loro quota scende tra il 22% e il 24%, segnalando una persistente segregazione professionale.

Le partite Iva

Un’analisi della Gestione Separata Inps conferma il trend di crescita delle donne nella libera professione. Tra il 2014 e il 2023, gli iscritti sono passati da 259.000 a 415.000, con le donne che oggi rappresentano quasi il 48% del totale. Tuttavia, il divario retributivo resta: le professioniste guadagnano in media il 71% rispetto agli uomini.

Dipendenti vs professioniste

Il confronto con i lavoratori dipendenti offre ulteriori spunti di riflessione. Per le professioniste iscritte alle Casse previdenziali, il reddito è inferiore del 10% rispetto alle dipendenti pubbliche, mentre per gli uomini la libera professione garantisce stipendi più alti. Tra il 2018 e il 2023, sempre più giovani laureate scelgono il lavoro dipendente, probabilmente per maggiore stabilità economica e tutele.

 

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