Leggi la rivista online
Leggi la rivista online

Il paradosso dell’occupazione

Cresce l’occupazione, ma produttività e salari restano al palo. Al crescere dell’occupazione corrisponde un aumento sostanzioso dell’indice di inattività. E anche la retribuzione media in termini di potere d’acquisto ha perso l’8,3%. Un fenomeno che spinge migliaia di giovani a emigrare all’estero.

Il quadro delle politiche del lavoro in Italia presenta alcune particolarità piuttosto insolite rispetto alla dottrina classica: il tasso di occupazione sale costantemente dal dopo covid, superando il 60%, con una forte crescita dei contratti “stabili” che crescono a discapito dei contratti a termine, a testimoniare di una crescita che le aziende giudicano robusta e non occasionale. Tuttavia altri indicatori vanno in direzioni ben diverse: la produzione industriale scende senza clamori ma costantemente dal 2023.

Al crescere dell’occupazione corrisponde un aumento sostanzioso dell’indice di inattività (ossia delle persone che non cercano lavoro- quindi non disoccupati- e non sono comunque disposte a lavorare): si tratta del 33% di quelle in età da lavoro. Tra gli occupati e gli inattivi, i “disoccupati”, cioè coloro che cercano attivamente un lavoro, sono il 5,3% della popolazione; un record per l’Italia, che lascia aperta una grossa domanda per il futuro: la crescita simultanea (com’è attualmente), dell’occupazione e dell’inattività finirà per schiacciare la zona cuscinetto della disoccupazione e quindi determinerà un’ingessatura del mercato del lavoro, in cui la domanda eccederà stabilmente l’offerta, i giovani avranno sbocchi occupazionali ristretti e insufficienti e i nuovi accessi all’occupazione saranno prevalentemente quelli determinati dal turn over.

In calo anche il lavoro autonomo

Questo quadro si riferisce al lavoro dipendente, ma anche il lavoro autonomo vive da anni una decrescita costante: fino a 20 anni fa il numero dei lavoratori indipendenti era superiore alle 6 mila unità, mentre ormai è stabilmente attorno ai 5 mila. Un effetto collaterale di questa anomala forma di stagnazione è quello dell’immobilità delle retribuzioni, che spesso e volentieri si trasforma addirittura in perdita in termini reali: dal 2008 (quindi passando per due crisi importanti come quella finanziaria internazionale e quella del Covid), la retribuzione media in termini di potere d’acquisto ha perso l’8,3%, mentre, per esempio, quella francese è aumentata del 3,5% e quella tedesca del 5%.

Fenomeno questo che spiega l’insolito quadro in cui, nonostante sia stata alta la domanda di forza lavoro qualificata negli ultimi anni, decine di migliaia di giovani per lo più con alta formazione siano emigrati dall’Italia verso altri Paesi: 156 mila nel 2024 e, calcolando a partire dal 2013, oltre 500 mila.
Questa dinamica esercita un ruolo importante nel ritardo tecnologico che connota i nostri settori produttivi, soprattutto sul terreno dell’informatica e delle sue applicazioni più avanzate, che di solito sono veicolate dai giovani con alti profili di formazione.

Produttività in frenata

E, seguendo la catena del sistema produttivo, arriviamo a quello che sta alla base della situazione vista sopra: la produttività. Un primo dato, di carattere generale ma che sottende efficacemente quello sulla produttività, e quello relativo al Pil: dal 1990 ad oggi il prodotto interno lordo italiano è cresciuto di 19 punti, contro 46 della media europea.

La produttività è comunemente definita come il rapporto tra il volume dell’output e degli input che concorrono alla sua realizzazione. Essa misura l’efficienza dell’impiego nel processo di produzione dei fattori primari, lavoro e capitale ed è considerata un indicatore chiave di crescita. L’approccio utilizzato dall’Istat per stimarla consente di scomporre la dinamica dell’output nei contributi derivanti dai fattori produttivi primari (lavoro e capitale) e dalla PTFi. (produttività totale dei fattori). La produttività del lavoro è data dal rapporto tra valore aggiunto e ore lavorate; la produttività del capitale è misurata dal rapporto tra valore aggiunto e input di capitale.È interessante vedere come l’andamento di questi indicatori impatti sull’economia reale. Nel caso della produttività del lavoro è opportuno ricordare che essa è misurata dal rapporto tra ore lavorate e valore aggiunto della produzione, pertanto l’aumento dell’occupazione negli anni successivi al Covid e un aumento del valore aggiunto inferiore a quello delle ore lavorate ha determinato un calo della produttività: rispettivamente +2,7% e + 0,5% nel2023, pari a un rapporto di 2,5 punti inferiore a quelli degli ultimi anni.

Questa insolita dinamica spiega in gran parte il paradosso italiano, per cui all’aumento dell’occupazione corrisponde una quasi stagnazione delle attività produttive e delle retribuzioni: l’andamento delle retribuzioni segue quello della produttività, e se un sistema produttivo non è in grado (o non vuole) aumentare alcuni fattori (l’input di capitale nel nostro caso e soprattutto di ricerca e innovazione) il solo input di ore lavorate non consente una crescita della produttività significativa, e la competitività del sistema resterà determinata dalla competitività sui costi dei fattori e quindi, in un sistema come il nostro ad alta intensità di mano d’opera, sulle retribuzioni. In sostanza, come del resto suggeriscono altri indicatori (la spesa per R&S in Italia è pari al 1,5% del Pil, mentre la media Ue è 2,3%), quanto a competitività del nostro sistema produttivo resta prevalentemente dipendente dai bassi costi permessi dai bassi salari, come per i Paesi in via di sviluppo.

 

 

I più letti della settimana

I pendolari della mobilità sanitaria

Nel 2022, la mobilità sanitaria interregionale in Italia ha raggiunto il valore record di 5,04 miliardi di euro, cifra nettamente superiore a quella del 2021 (4,25 miliardi), con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Che cosa dice il report della Fondazione Gimbe.

Benessere e lavoro: oasi verdi contro ansia e stress

Da Milano Hub, il primo ufficio certificato Biophilic Design d’Italia, a ridosso del quartiere delle Cinque Vie, al progetto “Welcome: feeling at work” di Kengo Kuma nel quadro delle riqualificazioni in zona Crescenzago: l’architettura “biofilica”, cioè quella che negli uffici favorisce il benessere dei lavoratori attraverso il rapporto con la natura, non si ferma più.

Un Blue deal europeo per l’acqua

Il 20% del territorio europeo è colpito da stress idrico e quasi dieci milioni di persone in Europa non hanno accesso ad acqua potabile. Nel 2023 il Cese ha lanciato la proposta EU Blue Deal, perché il problema dell’acqua non è solo ambientale, ma coinvolge tutte le politiche europee.

Professionisti e nomadi digitali: Il futuro del lavoro è fuori dall’ufficio

Smartworking e nomadismo digitale trasformano anche le professioni più tradizionali. Dai commercialisti agli psicologi, cresce il numero di freelance che scelgono la libertà di lavorare da remoto, in Italia e nel mondo.

Professionisti su Linkedin: tra novità e best practice

Il social dei professionisti lo scorso anno ha introdotto novità sulla verifica dei profili, i formati multimediali e il funzionamento dell’algoritmo. Ma autenticità e costanza restano gli elementi principali per fare di questo strumento una vera opportunità di business

Argomenti

I pendolari della mobilità sanitaria

Nel 2022, la mobilità sanitaria interregionale in Italia ha raggiunto il valore record di 5,04 miliardi di euro, cifra nettamente superiore a quella del 2021 (4,25 miliardi), con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal Mezzogiorno verso Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Che cosa dice il report della Fondazione Gimbe.

Benessere e lavoro: oasi verdi contro ansia e stress

Da Milano Hub, il primo ufficio certificato Biophilic Design d’Italia, a ridosso del quartiere delle Cinque Vie, al progetto “Welcome: feeling at work” di Kengo Kuma nel quadro delle riqualificazioni in zona Crescenzago: l’architettura “biofilica”, cioè quella che negli uffici favorisce il benessere dei lavoratori attraverso il rapporto con la natura, non si ferma più.

Un Blue deal europeo per l’acqua

Il 20% del territorio europeo è colpito da stress idrico e quasi dieci milioni di persone in Europa non hanno accesso ad acqua potabile. Nel 2023 il Cese ha lanciato la proposta EU Blue Deal, perché il problema dell’acqua non è solo ambientale, ma coinvolge tutte le politiche europee.

Professionisti e nomadi digitali: Il futuro del lavoro è fuori dall’ufficio

Smartworking e nomadismo digitale trasformano anche le professioni più tradizionali. Dai commercialisti agli psicologi, cresce il numero di freelance che scelgono la libertà di lavorare da remoto, in Italia e nel mondo.

Professionisti su Linkedin: tra novità e best practice

Il social dei professionisti lo scorso anno ha introdotto novità sulla verifica dei profili, i formati multimediali e il funzionamento dell’algoritmo. Ma autenticità e costanza restano gli elementi principali per fare di questo strumento una vera opportunità di business

Lavoratori autonomi, il diritto alla protezione sociale

Dal seminario Social Protection for Self-Employed (SP4SE), promosso da Confprofessioni presso la sede del Parlamento Europeo in Italia a Roma, emergono nuove prospettive per la protezione sociale dei lavoratori autonomi in Europa. Fondamentale il ruolo delle parti sociali.

L’Italia chiama ingegneri e architetti

Gli investimenti del PNRR e la crescita dell’immobiliare stanno spingendo il settore delle costruzioni ma la transizione ecologica richiede figure specializzate che spesso non trova.

Il gender gap in medicina si abbatte a teatro

Le donne medico sono più dei colleghi uomini ma fanno poca carriera e guadagnano meno. Le iniziative di sensibilizzazione per rimuove gli ostacoli alle carriere.
spot_img

Correlati

Categorie Popolari

spot_imgspot_img