La filosofia dell’informazione, un paradigma innovativo
Il complesso mondo dei fenomeni dell’informazione e della comunicazione, dalle scienze e dalle tecnologie sono la forza trainante dell’innovazione filosofica. Che attraverso l’intelligenza artificiale e l’etica dell’informazione si apre al mondo contemporaneo
André Gide ha detto una volta che non si scoprono nuove terre senza accettare di abbandonare la riva per lungo tempo. Alla ricerca di nuove terre, nel 1978 Aaron Sloman aveva annunciato l’avvento di un nuovo paradigma filosofico basato sull’intelligenza artificiale. In un libro, intitolato appropriatamente The Computer Revolution in Philosophy (La rivoluzione del computer in filosofia), aveva ipotizzato che se, di lì a breve, vi fosse stato ancora qualche filosofo all’oscuro dei principali sviluppi nel campo dell’intelligenza artificiale sarebbe stato tacciato giustamente di incompetenza professionale, e che tenere corsi di filosofia della mente, epistemologia, estetica, filosofia della scienza o del linguaggio, etica, metafisica o di altri importanti settori della filosofia, senza discutere gli aspetti rilevanti dell’intelligenza artificiale, sarebbe stato tanto irresponsabile quanto costruire un corso di laurea in fisica che non includesse la teoria quantistica.
Sfortunatamente, la previsione si è rivelata inesatta e troppo ottimistica, ma era tutt’altro che ingiustificata. Inoltre, Sloman non era un caso isolato. Altri studiosi avevano correttamente percepito che le trasformazioni pratiche e concettuali indotte dalle scienze dell’informazione e della computazione (Ics) e dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) stavano generando un cambiamento macroscopico non solo nella scienza ma anche nella filosofia. Si trattava della cosiddetta “rivoluzione del computer” o “svolta informativa”, che ho riassunto nei termini della quarta rivoluzione nella comprensione di noi stessi, la quale ha fatto seguito alle rivoluzioni copernicana, darwiniana e freudiana. Come Sloman, anche gli altri studiosi sembravano aver frainteso la natura esatta di tale evoluzione e sottostimato l’accanita resistenza che l’accettazione del nuovo paradigma della filosofia dell’informazione avrebbe incontrato.
Turing aveva iniziato a pubblicare i suoi fondamentali contributi nel 1930. Durante i successivi cinquant’anni, la cibernetica, la teoria dell’informazione, l’intelligenza artificiale, la teoria dei sistemi, l’informatica, la teoria della complessità e le Ict erano riuscite a suscitare qualche significativo, per quanto sporadico, interesse nella comunità filosofica, soprattutto in termini di filosofia dell’intelligenza artificiale. Queste discipline avevano dunque preparato il terreno per l’avvento di un autonomo ambito di ricerca e di un nuovo approccio filosofico basato sulla computazione e teoria dell’informazione. Fino agli anni Ottanta, tuttavia, non riuscirono a dare vita a un programma di ricerca maturo, innovativo e influente, per non parlare del cambiamento rivoluzionario per grandezza e rilevanza che era stato immaginato da studiosi come Sloman negli anni Settanta.
Il nuovo paradigma
Con il senno del poi, è facile comprendere che l’intelligenza artificiale avrebbe potuto essere percepita come un nuovo e stimolante ambito di ricerca e la fonte di un approccio radicalmente innovativo alle questioni tradizionali della filosofia. Nondimeno, la “rivoluzione del computer” di Sloman ha dovuto attendere fino agli anni Ottanta per diventare un diffuso fenomeno di massa in vari contesti scientifici e sociali, creando in tal modo un terreno fertile per lo sviluppo della filosofia dell’informazione.
A più di mezzo secolo dalla costruzione dei primi mainframe, lo sviluppo della società umana ha ormai raggiunto una fase in cui le questioni relative a creazione, dinamica, gestione e utilizzo delle risorse informative e computazionali sono riconosciute come assolutamente vitali. Tuttavia, le società più sviluppate e la cultura occidentale hanno dovuto passare attraverso una rivoluzione nelle comunicazioni digitali prima di poter apprezzare appieno la novità radicale del nuovo paradigma. La società dell’informazione è stata prodotta dalla tecnologia in più rapida crescita della storia. Nessuna precedente generazione è mai stata esposta a una così straordinaria accelerazione del potere tecnologico sulla realtà, con i relativi cambiamenti sociali e responsabilità etiche.
Il computer si presenta come una tecnologia che definisce una cultura ed è diventato un simbolo del nuovo millennio, svolgendo un ruolo culturale molto più determinante di quello dei mulini nel Medioevo, degli orologi meccanici nel XVII secolo, del telaio o della macchina a vapore nell’età della Rivoluzione industriale. Le applicazioni ics e Ict sono oggi tra i fattori più strategici che governano la scienza, la vita sociale e il suo futuro. Le società postindustriali più sviluppate vivono letteralmente di informazioni e le Ics-Ict le mantengono costantemente ossigenate. Eppure, tutte queste trasformazioni profonde e molto significative erano a malapena visibili due decenni fa, quando la maggior parte dei dipartimenti di filosofia avrebbe considerato i temi di filosofia dell’informazione come ambiti di specializzazione inadatti per uno studente laureato.
Per far emergere il nuovo paradigma informativo sono occorsi una terza rivoluzione informatica (Internet), un’intera nuova generazione di studenti, insegnanti e ricercatori esperti di computer, un cambiamento sostanziale del tessuto sociale, una trasformazione radicale della sensibilità culturale e intellettuale, nonché un diffuso senso di crisi nei circoli filosofici di diverso orientamento. Alla fine degli anni Ottanta, la filosofia dell’informazione ha finalmente cominciato a essere riconosciuta come un ambito di ricerca filosofica fondamentalmente innovativo, anziché come una rivoluzione prematura. Forse è utile ricordare alcune date. Nel 1982 il Time Magazine nomina il computer “uomo dell’anno”. Nel 1985, l’American Philosophical Association (Associazione filosofica americana) creò il Committee on Philosophy and Computers (Commissione su filosofia e computer). Nello stesso anno, Terrell Ward Bynum, direttore di Metaphilosophy, pubblicò un numero speciale della rivista intitolato Computers and Ethics (Computer ed etica) che «divenne rapidamente il numero più venduto nella storia della rivista».
A metà degli anni Ottanta, la comunità filosofica era diventata ormai pienamente consapevole e apprezzava l’importanza dei temi indagati dalla filosofia dell’informazione e il valore delle sue metodologie e teorie. La filosofia dell’informazione non era più considerata strana, esoterica, transdisciplinare o filosoficamente irrilevante. Concetti, metodi, tecniche e teorie informazionali e computazionali erano diventati potenti strumenti e metafore che fungevano da “dispositivi ermeneutici” attraverso i quali interpretare il mondo. Avevano creato un unitario linguaggio metadisciplinare, che era diventato moneta corrente in tutte le discipline accademiche, compresa la filosofia. Nel 1998, presentando La fenice digitale (una raccolta di saggi dal sottotitolo particolarmente significativo: Come i computer stanno cambiando la filosofia), Terrell Ward Bynum e James H. Moor hanno riconosciuto l’emergere della filosofia dell’informazione come una forza nuova nello scenario filosofico. Per questo, nella felice metafora di Bynum e Moor, la filosofia è davvero come una fenice: può fiorire solo riprogettando costantemente sé stessa.
Una filosofia che non sa cogliere il proprio tempo ma è atemporale non è una philosophia perennis, che pretende irragionevolmente di avere una validità illimitata sulle posizioni intellettuali passate e future, ma una filosofia stagnante, incapace di contribuire, seguire e interagire con l’evoluzione culturale che la stessa riflessione filosofica ha contribuito a far nascere e prosperare. Avendo esternalizzato varie forme di conoscenza, la forza trainante dell’innovazione filosofica è diventata necessariamente esterna. È la riflessione filosofica stessa che ha generato questa condizione. Questo è il senso più autentico con cui interpretare la metafora di Hegel della civetta di Minerva. In passato, la forza esterna è stata rappresentata da fattori come la teologia cristiana, la scoperta di altre civiltà, la rivoluzione scientifica, la crisi della matematica e l’ascesa della logica matematica, la teoria dell’evoluzione, l’emergere di nuovi fenomeni sociali ed economici, la teoria della relatività, solo per citare alcuni degli esempi più evidenti. Oggi, la forza trainante dell’innovazione è costituita dal complesso mondo dei fenomeni dell’informazione e della comunicazione, dalle scienze e dalle tecnologie a essi corrispondenti, dai nuovi ambienti, dalla vita sociale e dalle problematiche esistenziali e culturali che essi hanno determinato. Per questo la filosofia dell’informazione può presentarsi come un paradigma innovativo.
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