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La forma della città

I centri urbani sono sempre in movimento. Si modellano sulla base del cambiamento sociale, economico e ambientale che vivono. E al suo interno si muovono le comunità con i loro bisogni. In questo quadro l’architettura resta fondamentale per dare risposte adeguate alla trasformazione in atto.

Le città sono un elemento d’osservazione indispensabile per ampliare il concetto di benessere espresso da One Health. Esiste certamente un “telos” che unisce modello di sviluppo, cambiamenti climatici, flussi migratori e nuovi sistemi tecnologici. È evidente come tutto sia strettamente connesso nel determinare la forma e la caratterizzazione sociale delle città che sono, da sempre, la materializzazione urbana dei rapporti socio-economici. E sono ancora le città europee, storicamente capaci di integrare le differenze, a cercare un equilibrio tra spinte trasformative del mercato e politiche amministrative. Analizzando l’evoluzione della città da diversi punti di vista possiamo ampliare il bagaglio di conoscenze delle azioni in atto, con la consapevolezza della parzialità inevitabile del racconto, ma con la certezza che sia necessario chiedersi quali siano gli strumenti concettuali utili a leggere e comprendere quanto avvenuto o in divenire.

È su questo crinale che si gioca lo sforzo del governo urbano di orientare i cambiamenti determinando spazi condivisi e non segregati, città smart al servizio dei cittadini, trasporti efficienti e sostenibili, visioni sistemiche attente al paesaggio di riferimento quale primo elemento di vero equilibrio insediativo. È questa l’agenda “teorica” di molte città europee. Diversi però nei vari paesi i modi di attuare i cambiamenti, a testimoniare la forza delle politiche di orientarli realmente.

Città sostenibile

Quattro appaiono i principali aspetti con cui la città si deve confrontare e rispetto ai quali guardare alle trasformazioni insediative in atto: il modello economico, il cambiamento climatico, le migrazioni e l’avvento dell’intelligenza artificiale. La riflessione può avere due gradi di contributi. Il primo è l’elaborazione di modelli teorici declinati sui quattro argomenti precedenti costituita dall’apporto di specialisti che elaborano e sviluppano un tema specifico con l’intenzione di ideare possibili strategie. Il secondo, invece, è l’osservazione e l’analisi su specifiche realtà urbane, cercando di cogliere progetti e attuazioni virtuose, che incrociati con le elaborazioni teoriche costituiranno l’ossatura del pensiero e della strategia possibile.

In questo breve viaggio sarà possibile confermare o meno alcuni fenomeni, come la tendenza della popolazione europea a vivere sempre di più nelle città, la volontà a decongestionare la città dal traffico veicolare privato traghettandola verso modelli di insediamenti o sistemi di mobilità sostenibili come quelli collettivi incrementati da un crescente interesse verso forme di spostamento lente. L’osservazione delle più grandi città europee mostra la progressiva attuazione di piani che prevedono la sostituzione dell’auto verso forme di trasporto sostenibile, sia energeticamente che qualitativamente. Nascono così occasioni attive di trasformazioni che spingono a vivere la città non più da “a-ad-a” ma da “a-ad-a-con”, con la conseguente necessità/occasione di estendere la qualità urbana su tutta la città realizzando sistemi policentrici diffusi. Esistono in Europa luoghi dove la politica è culturalmente consapevole di generare modi di pensare la trasformazione, ogni volta specifica. La differenza è proprio in questo aspetto rispetto anche ad altri luoghi del mondo occidentale. Forse è una forma di resistenza debole ma certamente l’unica via per continuare a generare città.

Mutazioni in corso

È il diverso peso della finanza sulle città che oggi ne determina le mutazioni. I flussi finanziari si muovono in modo neutrale imponendo modelli omogenei lasciati agire liberi da freni come avviene a Londra. Realtà come Lisbona e Barcellona, per alcuni periodi della loro storia recente, hanno dimostrato come sia stato possibile coniugare un’idea di città coerente alla sua forma precedente, alla geografia, a un nuovo sviluppo delle infrastrutture, spesso asse portante di un cambiamento.

Continua il processo di riconversione di grandi siti dismessi iniziato negli anni ’90 che comprende oggi anche gli scali ferroviari, con la mutata necessità, oggi consapevole, che il processo di “terziarizzazione” della città sta assumendo caratteristiche diverse grazie alla digitalizzazione e alla dislocazione dei servizi.

Assume un’importanza centrale la politica abitativa che supera in parte la logica del valore fondiario creando possibilità di convivenza per diversi strati sociali.

Lo sviluppo della digitalizzazione e dell’informatica combinata alla pandemia ha accelerato i processi di migrazione urbana con spostamenti a raggio abbastanza limitato. Si va delineando cioè una diluizione soprattutto per quelle parti di città che concentravano il lavoro sotto forma di servizi. In questa dinamica è stato significativo l’affermarsi del remote working che, da una necessità, si è trasformato in maniera pressoché diffusa in una presa di coscienza dal basso del miglioramento di determinate condizioni di vita.

Clima e architettura

Il tema più rilevante rimane senza dubbio quello del cambiamento climatico, le cui azioni per contrastarlo non possono partire dalle sole città. È necessaria una strategia globale che pare purtroppo solo interessare a pochi. Fattori ambientali e sociali, come l’aumento della popolazione e delle comunicazioni, sono all’origine del cambio di assetto. Le conseguenze indotte sono molteplici. Una su tutte le migrazioni che porteranno flussi sempre maggiori a causa dell’invivibilità di alcune parti del mondo e della successiva conseguente scarsità di risorse.

La città in Europa è in cambiamento, ancora omogenea e ricca, con differenze soprattutto nell’integrazione dei flussi migratori che si materializzano nel modo di vivere e accedere alle stesse opportunità. Nella logica dello sviluppo economico inarrestabile la piccola comunità, in quanto elemento che frena la globalizzazione, è diventata un ostacolo da eliminare senza rendersi conto che la città è la comunità delle comunità, che in un dinamico gioco di ruoli si addensa e si rarefà in funzione di processi anche esogeni a essa.

La comunità è quindi un elemento d’osservazione importante ma anche germe su cui fondare processi di rigenerazione e di riqualificazione dell’ambiente costruito nella consapevolezza che la pratica del progetto sia ancora una forma di ricerca. In questo contesto il ruolo dell’architettura rimane ancora fondamentale. Si tratta quindi di indagare su come nel panorama contemporaneo l’architettura, in quanto frutto e sintesi di processi culturali tesi a dare risposta all’abitare, possa essere necessaria a dare risposte appropriate al cambiamento in atto. È ipotizzabile che l’architettura giocherà un ruolo importante come assorbitore e propositore del cambiamento e questo ruolo potrebbe caratterizzarsi su una duplice linea di sviluppo: rispondere alle esigenze della società, come del resto ha sempre cercato di fare, e prefigurare scenari futuri.

Città espressione di democrazia

È chiaro ancora una volta che la città è l’espressione indiretta e diretta della democrazia. Di questo dobbiamo essere consapevoli se vogliamo che la città europea continui a essere un riferimento coniugatore di differenze, un luogo dove progettare il futuro. Nel mondo coesistono diversi modelli non necessariamente democratici mentre oggi aleggia la difficoltà di comprendere le direzioni del cambiamento, del nuovo assetto geopolitico post bellico globale.

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