Nel 2024 le risorse gestite dai fondi pensione e dalle casse ammontano a 243,4 miliardi di euro. Oltre l’11% del Pil italiano. E’ quanto emerge dalla relazione annuale Covip, che sottolinea la necessità di semplificare e razionalizzare il sistema dei controlli.
La Borsa mette le ali alle Casse di previdenza. Alla fine del 2024, le attività detenute dalle casse di previdenza ammontano a 124,7 miliardi di euro, contro i 114 miliardi dell’anno precedente; a determinare la variazione ha contribuito soprattutto l’andamento positivo dei mercati finanziari e in particolare di quelli azionari. La quota più rilevante delle attività è costituita da titoli di debito, pari a 47,5 miliardi di euro, corrispondenti al 38,1% del totale, mentre gli investimenti in titoli di capitale sono pari a 24,3 miliardi di euro, il 19,5% del totale. Gli investimenti immobiliari (cespiti di proprietà, fondi immobiliari e partecipazioni in società immobiliari controllate) si attestano invece a 19,7 miliardi di euro, pari al 15,8% del totale. Inoltre gli investimenti nell’economia italiana (titoli di Stato, titoli emessi da soggetti residenti in Italia e immobili) ammontano a 46,5 miliardi di euro, pari al 37,3% delle attività totali. La componente immobiliare rimane predominante (17,1 miliardi di euro, pari al 13,7% del totale dell’attivo); seguono i titoli di Stato (15,5 miliardi, pari al 12,4% dell’attivo). Gli investimenti in titoli emessi da imprese italiane, pari a 9,6 miliardi di euro, restano sostanzialmente stabili rispetto al 2023 (7,7% delle attività); di questi, circa 852 milioni sono titoli di debito e 8,7 miliardi titoli di capitale (che comprendono 1,9 miliardi di quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia).
La relazione Covip
È quanto emerge dalla Relazione Annuale della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (Covip) sull’attività svolta nel 2024 e presentata lo scorso 23 giugno presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati a Roma. Un settore in crescita, che alla fine dell’anno scorso ha visto crescere le risorse gestite dai fondi pensione e dalle casse di previdenza rispettivamente a circa 243,4 miliardi di euro (+8,5% rispetto al 2023) e 124,7 miliardi di euro, pari a circa l’11,1% del Pil italiano.
Fondi pensione: numeri in calo ma dimensioni in aumento
Nel 2024, in Italia operano 291 forme pensionistiche, tra cui 33 fondi negoziali, 38 fondi aperti, 69 PIP (Piani Individuali Pensionistici) e 151 fondi preesistenti. Il numero complessivo si è più che dimezzato rispetto al 1999, passando da 618 a 151 fondi preesistenti, segno di un processo di consolidamento. Gli iscritti sono quasi 10 milioni (+4%), rappresentando il 38,3% delle forze di lavoro. I fondi negoziali contano 4,1 milioni di iscritti (+5,5%), i fondi aperti oltre 2 milioni (+7%), mentre i PIP “nuovi” sono 3,7 milioni (+2,5%). I fondi preesistenti sono 661.000.
Risorse, contributi e prestazioni
Le risorse accumulate sono cresciute dell’8,5%, grazie anche alla buona performance dei mercati finanziari. I contributi incassati nel 2024 sono stati 20,5 miliardi di euro (+7%), con un incremento in tutte le forme: 7,1 miliardi nei fondi negoziali (+9%), 3,3 miliardi nei fondi aperti (+6,8%), 5,3 miliardi nei PIP (+4,7%) e 4,6 miliardi nei fondi preesistenti (+7,4%). I versamenti dei lavoratori dipendenti sono stati 17 miliardi, di cui 8,6 miliardi di TFR, e i contributi dei datori di lavoro 3,1 miliardi. La contribuzione media annua si attesta a circa 2.890 euro.
Le uscite per prestazioni sono state di 13,2 miliardi di euro, con 5,2 miliardi in capitale, 361 milioni in rendita, e circa 2,1 miliardi di riscatti. Sono stati pagati circa 2,4 miliardi di euro di rendite temporanee anticipate (RITA).
Le prospettive evolutive delle Casse
Tornando alle Casse, nel 2024 il settore della previdenza complementare ha realizzato un risultato complessivo positivo, con un incremento del numero degli iscritti e una crescita sostenuta del valore delle risorse in gestione. Nel lungo periodo, il settore conferma solidità e affidabilità, ma per il rilancio della previdenza complementare, sottolinea la Commissione di vigilanza, è in primo luogo importante un’ampia ed efficace campagna di informazione, che accresca l’interesse al tema e con ciò la curiosità e la conoscenza. Vanno visti positivamente anche meccanismi che rendano più automatica la partecipazione, come il silenzio-assenso o l’iscrizione automatica con possibilità di ripensamento. Va però ripensata la linea di “default”, cioè quella verso la quale sono indirizzati i soggetti silenti, e che attualmente è una linea garantita, a favore di soluzioni più adeguate alle diverse esigenze e caratteristiche di ciascuno.
Più capitale, meno rendite
Nella fase di erogazione delle prestazioni, è netta la preferenza degli iscritti per le prestazioni in capitale rispetto alla rendita vitalizia. Le opzioni possibili al momento del pensionamento andrebbero ampliate e rese più flessibili, prevedendo anche la possibilità di una rendita temporanea, erogata direttamente dal fondo per una durata almeno pari alla vita media attesa, o prelievi parziali, anche liberamente determinabili entro una soglia annua. Queste soluzioni consentirebbero anche di continuare a beneficiare dei rendimenti della gestione presso il fondo. Anche interventi di natura fiscale potrebbero rappresentare una leva importante per incentivare le adesioni, soprattutto per le fasce di lavoratori meno abbienti, più bisognose di tutela in vecchiaia. Un primo intervento potrebbe riguardare la possibilità di trasformare la deducibilità dei contributi iniziali in un bonus di ingresso nei primi anni di adesione. Un bonus di ingresso alla nascita di un figlio costituirebbe un incentivo all’iscrizione dei minori a forme di previdenza complementare, ancor più utile se si consentisse l’utilizzo delle somme accumulate anche per sostenere il percorso di studi. Sarebbe altresì una importante forma di educazione finanziaria e previdenziale nella famiglia. Un importante passo per accrescere ulteriormente la fiducia nel sistema previdenziale sarebbe l’istituzione di un arbitro previdenziale.
Semplificare e razionalizzare
Per le casse di previdenza si dovrebbe semplificare e razionalizzare il sistema dei controlli, oggi molto complesso e frammentato, anche valutando di rafforzare i poteri della Covip. Per i fondi pensione e per i fondi sanitari che nascono dalla contrattazione collettiva, l’integrazione delle forme di welfare consentirebbe una migliore distribuzione delle risorse messe a disposizione dal mondo produttivo e una razionalizzazione nelle prestazioni erogate. A ciò è essenziale una riorganizzazione del sistema dei controlli, in grado di assicurare una gestione sana e prudente e adeguati standard di correttezza e trasparenza, in analogia a quanto oggi avviene per la previdenza complementare.