In un’Europa alla ricerca di indipendenza energetica e neutralità climatica, il nucleare torna prepotentemente al centro del dibattito. L’Alleanza europea per il nucleare, promossa da una coalizione di Paesi guidata dalla Francia, si sta rafforzando come un nuovo pilastro della strategia energetica dell’Unione Europea, nonostante le divergenze interne e le perplessità ambientali.
A un anno dalla crisi energetica innescata dall’invasione russa dell’Ucraina, l’Unione europea ha riscoperto l’urgenza di diversificare le fonti e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. In questo contesto, il nucleare è stato rivalutato come fonte stabile, a basse emissioni di carbonio e strategicamente rilevante. L’Alleanza Ue sul nucleare, formalizzata nel 2023, coinvolge attualmente una quindicina di Paesi membri, tra cui Francia, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria, Finlandia e anche l’Italia. il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, in occasione della nuova riunione dell’alleanza a margine del Consiglio Energia a Lussemburgo, ha ufficializzato l’adesione nel tentativo di rientrare nel dibattito europeo sul futuro dell’energia e di sostenere lo sviluppo della nuova generazione di impianti nucleari, in particolare i reattori modulari di piccola taglia (SMR). «Un impegno con molti altri Paesi per perseguire tutte le azioni che ci possono portare anche tecnologicamente alla produzione di energia nucleare in ambito europeo ed integrare quella che è la produzione dell’energia rinnovabile», ha dichiarato il titolare del Mase. «È una scelta che deve dare produzione, ma deve dare innanzitutto sicurezza all’Unione europea e ai nostri Paesi. Questa è la sfida per avere energia decarbonizzata ed energia naturalmente per tutti».
Il ritorno dell’Italia nel nucleare europeo
Dopo decenni di assenza, segnati dai referendum del 1987 e del 2011, l’Italia ha riaperto il confronto sul nucleare in chiave tecnologica e ambientale. Il governo ha creato una cabina di regia per valutare la reintroduzione dell’energia atomica e ha siglato accordi di cooperazione con Francia e Stati Uniti. L’obiettivo dichiarato è partecipare allo sviluppo degli SMR e posizionare le imprese italiane nella filiera europea dell’innovazione energetica.
L’adesione all’Alleanza Ue è stata letta anche come un segnale politico, in linea con il nuovo attivismo dell’Italia sul fronte dell’autonomia strategica e della competitività industriale. Tuttavia, il tema resta divisivo a livello interno, sia per le implicazioni ambientali sia per la necessità di ricostruire un consenso sociale e istituzionale.
La Francia traina, la Germania frena
La Francia, con il suo storico impegno nel nucleare civile, è la promotrice principale dell’Alleanza. Con il 70% della sua elettricità prodotta da centrali nucleari, Parigi considera questa tecnologia essenziale per la decarbonizzazione e la sicurezza energetica europea.
In contrapposizione si colloca la Germania, che ha completato nel 2023 la chiusura definitiva delle sue centrali, confermando l’uscita dal nucleare avviata dopo Fukushima. Berlino, sostenuta da Austria, Lussemburgo e Danimarca, continua a esprimere forti riserve, puntando su rinnovabili e idrogeno verde. Questo ha generato una spaccatura all’interno dell’UE, anche in sede di definizione della tassonomia verde: dopo un acceso dibattito, la Commissione Europea ha inserito il nucleare tra le fonti “transitorie” e compatibili con gli obiettivi climatici, ma con condizioni stringenti.
Geopolitica e industria: un’alleanza strategica
Oltre all’aspetto ambientale, l’Alleanza risponde a una necessità geopolitica: rafforzare l’autonomia strategica dell’Europa. Attualmente, molte forniture di combustibile nucleare provengono dalla Russia, in particolare per reattori di tipo VVER presenti in Europa orientale. I Paesi membri dell’Alleanza puntano a diversificare queste fonti, investendo in filiere alternative – dagli Stati Uniti al Canada, fino a nuovi impianti di arricchimento in UE.
A livello industriale, il rilancio della filiera nucleare europea potrebbe generare nuove opportunità occupazionali e tecnologiche. EDF (Francia), Westinghouse (con sede in Svezia) e aziende ceche, slovacche, romene e ora anche italiane sono al lavoro su progetti congiunti, con il sostegno della Banca europea per gli investimenti e fondi del piano REPowerEU.
Una transizione che divide ma avanza
Nonostante l’opposizione di alcuni Paesi e l’allarme delle associazioni ambientaliste, l’Alleanza sul nucleare sembra destinata a incidere profondamente sulla transizione energetica europea. La stessa Commissione, pur mantenendo una posizione di equilibrio, ha riconosciuto che il nucleare – insieme alle rinnovabili – può avere un ruolo nella “neutralità climatica entro il 2050”.
Il dibattito rimane acceso. Ma il messaggio che emerge dall’Alleanza è chiaro: in un mondo instabile e affamato di energia pulita, il nucleare non è più un tabù, ma una delle carte che l’Europa intende giocare. E l’Italia, stavolta, vuole essere della partita.