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Le competenze nel lavoro. Indagine sulla formazione degli adulti

L’invecchiamento della popolazione, la trasformazione digitale e la transizione verde hanno un impatto profondo sulla domanda di competenze. Queste tendenze sono all’origine di nuove professioni, come per esempio gli specialisti in intelligenza artificiale (IA) o consulenti energetici. In parallelo, le stesse tendenze cambiano il modo in cui si lavora nelle professioni esistenti, aumentando l’importanza delle competenze digitali o della sostenibilità al lavoro. Infine, si prevedono cambiamenti strutturali significativi, per esempio con il ridimensionamento dei settori ad alte emissioni e la crescita di settori verdi. A seguito di queste evoluzioni, molti lavoratori si troveranno a cambiare professione e settore di attività. In generale, gli studi OCSE confermano un aumento nel livello di competenze richieste al lavoro.

Le competenze nel lavoro. Indagine sulla formazione degli adulti

Nel contesto di queste profonde trasformazioni, il successo di lavoratori e imprese dipende sempre di più dallo sviluppo e dal mantenimento delle competenze. Tuttavia, guardando all’offerta di competenze, l’immagine che emerge è mista. In tutti i paesi OCSE, compresa l’Italia, un numero crescente di giovani ottengono un diploma universitario. L’obbligo scolastico è stato innalzato in molti paesi e il gruppo di lavoratori senza diploma di scuola media superiore è in forte diminuzione. Purtroppo, questa evoluzione positiva del livello d’istruzione non è stata accompagnata da un altrettanto aumento del livello di competenze linguistiche e matematiche e l’Italia resta un fanalino di coda anche per le competenze in risoluzione di problemi.

L’Indagine sulle competenze degli adulti del 2023 valuta queste competenze di base, essenziali per imporsi e fare carriera nel mondo del lavoro odierno, per 160 mila adulti tra 16 e 65 anni in 31 Paesi ed economie.  È una delle valutazioni più complete al mondo sulle competenze degli adulti. Dei 31 partecipanti, 27 – inclusa l’Italia – hanno partecipato anche al 1° ciclo 10 anni fa, consentendo di far luce sull’evoluzione dell’importanza delle competenze di base in un’epoca di rapidi cambiamenti economici e sociali, e su ciò che questo significa per i responsabili politici, gli educatori e i datori di lavoro in futuro.

Il ritardo dell’Italia

Primo risultato chiave: l’Italia è uno degli 11 Paesi che hanno risultati sotto la media in tutte e tre le aree di competenza misurate. La Figura 1 mostra la distribuzione degli adulti nei cinque diversi livelli di competenza linguistica nel 2023. Chi è al livello 1 o sotto può comprendere solo testi molto semplici. Chi è al livello 4 o 5 ha competenze linguistiche avanzate. Il 35% degli adulti in Italia raggiunge solo il livello 1 (o inferiore), più del già alto 26% della media OCSE. All’estremo opposto della distribuzione, solo il 5% degli adulti italiani raggiunge il livello 4 o 5 nelle competenze linguistiche, ben al di sotto del 12% della media OCSE. I risultati per le competenze matematiche e per la risoluzione di problemi sono ugualmente deludenti.

Secondo risultato chiave: le competenze linguistiche e matematiche degli adulti sono generalmente diminuite o sono rimaste invariate ai livelli del decennio scorso – in Italia e nella maggior parte dei paesi della Survey. Il grafico che segue (Figura 2) confronta le competenze linguistiche in questo ciclo della survey con quelle del primo ciclo di dieci anni fa. I paesi sopra la linea hanno migliorato la loro performance, i paesi sotto hanno peggiorato. In Italia le competenze linguistiche sono in calo; la variazione però non è statisticamente significativa. Solo la Finlandia (15 punti) e la Danimarca (9 punti) hanno registrato miglioramenti significativi. Le maggiori riduzioni sono state registrate in Corea, Lituania, Nuova Zelanda e Polonia. I trend nelle competenze matematiche sono stati più positivi. Otto Paesi hanno visto un miglioramento, con i maggiori miglioramenti registrati in Finlandia e Singapore (entrambi 17 punti). In Italia, le competenze matematiche sono rimaste invariate, come in altri 11 Paesi.

Il ruolo della formazione

Lo squilibrio tra la domanda crescente di competenze e il livello medio-basso tra gli adulti italiani pone seri problemi. Dal lato dei lavoratori o di coloro che cercano lavoro, restringe sempre di più le prospettive professionali. Dal lato delle imprese, le penurie di mano d’opera con le competenze necessarie causano perdite di produzione e riducono la capacità di sviluppare nuovi prodotti e servizi o di adottare nuove tecnologie.

La formazione è essenziale per preparare la forza lavoro ma purtroppo anche su questo fronte l’Italia è il fanalino di coda. Nel nostro Paese, il 36% degli adulti partecipa alla formazione ogni anno, in confronto al 47% nella media europea. Per gli adulti poco qualificati, che in gran parte rientrano nel gruppo di coloro che raggiunge solo il livello 1 (o inferiore) nell’inchiesta OCSE, la situazione è ancora più critica con solo il 16% che partecipa alla formazione ogni anno.

Questi elementi fanno emergere varie criticità. La buona notizia è che il mercato del lavoro sembra riconoscere l’importanza dell’istruzione e delle competenze in termini di partecipazione, occupazione e salari.

L’esperienza degli altri Paesi

L’Italia ha dunque molto da imparare da paesi che sono riusciti a rinforzare le competenze degli adulti nel tempo e che hanno sistemi di formazione degli adulti efficaci. La Finlandia, per esempio, in testa alla classifica OCSE per formazione degli adulti è uno dei soli due paesi dove queste competenze sono aumentate, mostra un impegno di lunga data nei confronti dell’apprendimento degli adulti, basato su una cultura consolidata dell’apprendimento permanente e su un alto livello di competenze della popolazione. L’istituzione del Centro servizi per l’apprendimento continuo e l’occupazione (JOTPA) è un esempio chiave di questo impegno, che garantisce agli adulti l’accesso alle opportunità di formazione rilevanti per il mercato del lavoro. Molti istituti di scienze applicate, l’equivalente degli ITS in Italia, offrono micro-credenziali sviluppate in collaborazione con le imprese per far fronte a bisogni emergenti e specifici del mercato del lavoro.

Molti paesi europei si stanno muovendo in questa direzione. Tredici paesi europei stanno considerando l’introduzione di conti personali di formazione e altri stanno sviluppando sistemi integrati di micro-credenziali – formazioni brevi e certificate che permettono agli adulti di colmare lacune specifiche o acquisire nuove competenze mirate. Queste iniziative seguono le raccomandazioni del Consiglio europeo.

In Italia, i fondi interprofessionali giocano un ruolo importante nel finanziare la formazione in impresa. Ma è importante aiutare le imprese, le più piccole in particolare, a formulare i loro bisogni formativi per assicurarsi dell’allineamento della formazione impartita con gli obiettivi strategici delle imprese.

Le politiche attive

Le riforme recenti per rafforzare la validazione delle competenze acquisite in contesti non-formali e informali hanno il potenziale di rendere ancora più ‘visibili’ le competenze degli adulti, acquisite, per esempio nel contesto lavorativo. Questo è importante per esempio per le fasce di lavoratori più anziani tra i quali molti non hanno qualifiche scolastiche ma che hanno accumulato anni di esperienza sul posto di lavoro.

Per promuovere l’apprendimento degli adulti, dobbiamo anche rendere la formazione più flessibile, offrendola online e in orari compatibili con la vita lavorativa e familiare. Dobbiamo progettare politiche di congedo per la formazione che permettano ai lavoratori di assentarsi dal lavoro per formarsi.

Infine, i risultati dell’indagine sulle competenze degli adulti sottolineano l’importanza di mantenere le competenze essenziali tra le principali priorità dell’agenda politica. In Italia, i centri provinciali per la formazione degli adulti giocano un ruolo importante per colmare lacune nelle competenze di base. Valutarne ed eventualmente migliorarne il funzionamento è importante, per garantire che affrontino efficacemente le carenze di competenze e sostengano l’apprendimento permanente per tutti.

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