È stato un apprezzato autore di raccolte di poesie. E una di queste vanta la prefazione del cantautore e scrittore Francesco Guccini. Il suo romanzo d’esordio ha goduto di ottimi riscontri e un altro è già in cantiere per il 2025. Così lo psicologo Cristiano Longoni ne approfitta per fare musica.
Milanese di nascita e novarese di adozione lo psicologo e psicoterapeuta Cristiano Longoni ha 51 anni ed è iscritto all’Ordine dal 2001, dopo aver conseguito la Laurea a Torino solo un anno prima. Nel 2022 ha dato alle stampe per bookabook il suo romanzo d’esordio Scrivi di noi (del dubbio, del culo e del desiderio), le cui vendite hanno abbondantemente superato le medie per la verità modeste tipiche ahinoi dell’editoria del nostro Paese. Eccolo dunque alle prese con una seconda opera narrativa per la quale ha già pronti un titolo a effetto – Il dito medo del giudizio – e svariati capitoli: quel che manca oggi è una data certa per la presentazione, comunque prevista per l’anno prossimo.
In principio fu il Patibolo
Per Longoni l’esperienza come scrittore di prosa è giunta solamente in capo ai successi ottenuti come autore di poesie – «mi sono scoperto vincitore di concorsi cui ero stato iscritto a mia insaputa», ha detto a Il Libero Professionista Reloaded e all’uscita della raccolta Il Patibolo del Buonsenso. Con quest’ultima si è classificato sul gradino più alto del podio al Premio internazionale di poesia di Firenze. «È datata 1998», ha ricordato, «all’epoca avevo 25 anni e come molti giovani coltivavo un atteggiamento un po’ talebano da duro e puro. In nome di questo mio ribellismo riuscii a subordinare la pubblicazione dell’opera da parte di Firenze Libri a una condizione. Che a scriverne la prefazione fosse un artista che da sempre e per varie ragioni ammiravo: Francesco Guccini». Il bello è che il maestro di Quattro stracci e Stanze di vita quotidiana, che Cristiano Longoni raggiunse sull’appennino modenese nella casa della natia Pavana e passando inevitabilmente per l’osteria, decise di buon grado di acconsentire alla richiesta fra un bicchiere di Lambrusco e l’altro.
Psiche e amore (per la letteratura)
«Scrivi di noi», ha argomentato parlando dell’esordio come romanziere, «è l’esito di altri tentativi insoddisfacenti e di una gestazione durata almeno quattro anni. Tanto era evidentemente il tempo necessario perché elaborassi compiutamente il mio pensiero e il mio modo di vedere le cose. Al di là dell’intreccio, si tratta in fondo di un escamotage che mi ha permesso di fare emergere la mia personale visione della psicologia. È ispirata a quel che definisco il paradigma inusuale: consiste nell’osservare gli assiomi e le certezze della psicologia moderna da una prospettiva originale, nel tentativo non già di costruire delle teorie inedite bensì piuttosto di adottare una visione differente». In linea con l’approccio di Carl Gustav Jung l’idea è «affrontare ansia, ossessioni e depressione come spie del mancato funzionamento o del cattivo utilizzo della struttura psichica, tali da generare disagio». L’obiettivo è «liberare il paziente dalle sovrastrutture creando una mappa della sua persona e promuovendo così la conoscenza di sé, del portato di esperienze e narrazioni di ognuno».
Le variabili dell’esistenza
C’è un sottotitolo che incuriosisce e mette in evidenza quelle che per l’intervistato sono «le variabili-chiave dell’esistenza». Il dubbio come motore cartesiano del pensiero critico e della libertà di esprimerlo; il secondo in quanto «spinta necessaria a far sì che l’esistenza prosegua e diventi vita» discostandosi dalle continue evoluzioni senza costrutto «tipiche di un criceto sulla ruota». Poi c’è il lato B, la devozione al quale non ha a che fare con la fortuna né col sesso: «Mio padre», ha sorriso Longoni, «considerava questa particolare parte del corpo quasi alla stregua di un’espressione dell’anima, esempio di un’armonia di forme che diviene anche un simbolo di armonia esistenziale».
Nella poetica di Longoni il culo di cui sopra offre lo spunto per trattare del rapporto fra la nostra corporeità e le componenti spirituali, mentre molti dei personaggi e delle situazioni topiche del suo libro traggono spunto da incontri e avvenimenti realmente accaduti. Tutto volteggia attorno a sei esperienze – più che figure – femminili e a una figlia ed è una trasposizione del viaggio eroico – materia junghiana a sua volta – di Odisseo verso Itaca. È uno scontro fra la dimensione maschile e quella femminile dell’umano e il risultato è l’integrazione creatrice, la coincidenza degli opposti.
La musica dell’anima
Né al protagonista, l’antieroe «buzzatiano» Al Qun (il nome si deve nientemeno che al mitico Dylan Dog), manca un Polifemo a far da controparte. Un ciclope dal quale è necessario fuggire «per ritrovarsi o più propriamente per trovarsi, diversi». Nel segno della coincidentia oppositorum e della feconda unione delle anime si sta dipanando anche la trama de Il dito medio del giudizio, circa la quale l’autore si tiene comprensibilmente abbottonato. Certo è che «la cornice richiama quella del Decamerone; la protagonista è una donna» e i racconti «descrivono le esperienze al maschile di una figura centrale che come il Drogo de Il deserto dei tartari vive la sua eroicità in maniera inusuale». Al cuore della narrazione resta un incontro-scontro di anime; e a proposito di anime anche Longoni ne ospita parecchie: «Coltivo la passione del coltivare passioni», ha detto di sé stesso, e una di queste è la musica. «Sono inusuale anche come cantante», ha commentato, «e ho debuttato organizzando un concerto di beneficenza al Broletto di Novara per supportare le attività di Idea insieme, associazione locale impegnata nell’ambito delle cure palliative. Il nostro approccio da cantastorie è piaciuto e via via altri show si sono aggiunti al nostro calendario. I compagni di strada sono come me dei professionisti prestati al palcoscenico e il nome del gruppo è una sigla – PPCP – dai molteplici possibili significati: Palco per la canzone popolare; Poco poco con parsimonia; Per piacere canta piano: quest’ultimo è un invito alla moderazione rivolto all’altro, possente vocalist». Sinora il repertorio spazia da Guccini – chi l’avrebbe mai detto – a Rino Gaetano, passando per il folk-rock statunitense. Il sogno nel cassetto del Cristiano Longoni musicante è uno spettacolo-mashup di tributo a Enzo Jannacci e Giorgio Gaber; quello dello scrittore è una sceneggiatura teatrale su Leonardo Da Vinci. «L’obiettivo è partire dal suo genio», ha concluso, «per esplorare le tante possibilità di sviluppo dell’ingegno umano e in particolare in relazione all’arte dello scrivere».