Il Mi-To di Leonardo

La mostra organizzata a Torino è un’occasione imperdibile per entrare in contatto con il grande talento del Rinascimento. Una ricca raccolta di dipinti, disegni, documenti originali impreziosita da allestimenti multimediali per offrire ai visitatori un’esperienza immersiva che farà scoprire loro la visione futuristica di Leonardo. E per chi volesse approfondire meglio il mondo vinciano, una visita nei suoi luoghi meneghini è d’obbligo.

A fine marzo si è aperta ai Musei Reali di Torino la mostra L’Autoritratto di Leonardo. Storia e contemporaneità di un capolavoro. Nell’ambito del fortunato format, A tu per tu con Leonardo, che quest’anno torna in una versione straordinariamente ricca, il celebre autoritratto sarà esposto per un periodo più lungo del solito, insieme a un corposo nucleo di disegni originali, grazie anche a importanti prestiti. Già dal titolo di questa mostra, si evince, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto ancora oggi lo studio dell’opera di Leonardo da Vinci coinvolga studiosi e istituzioni in ogni parte del mondo, alimentando continui dibattiti. Delle poche migliaia di fogli manoscritti che sono pervenuti a noi, sono stati analizzati ogni riga ed ogni disegno, eppure l’estrema complessità del pensiero vinciano, unita alla scarsità di notizie certe, generano continue revisioni e nuove ipotesi da parte della critica, costretta a esprimersi su di lui sempre con molte riserve. Nel tempo, non pochi studiosi hanno ammesso la difficoltà di affrontare Leonardo, uno su tutti, lo storico dell’arte Ernst H. Gombrich che negli anni ’80 scriveva in un saggio: «Si dovrebbe essere Leonardo per discutere qualsiasi aspetto di Leonardo e, anche in questo caso, non si arriverebbe probabilmente mai a una conclusione».

Alla sua morte, avvenuta il 2 maggio 1519 ad Amboise in Francia, i manoscritti furono ereditati per via testamentaria dall’allievo Francesco Melzi d’Eril, che li riportò in Italia, dove furono gelosamente conservati nella villa di famiglia a Vaprio d’Adda, vicino a Milano. Negli anni seguenti il Melzi cercò di riorganizzare l’ingente materiale, distinguendo i fogli per argomenti e aggiungendo personali osservazioni. La dispersione cominciò inesorabile dopo la sua morte, avvenuta nel 1570, quando gli eredi non compresero il valore dei documenti e ne permisero l’asportazione sistematica dalla soffitta della villa, dove erano stati nel frattempo relegati. Per oltre due secoli, chiunque entrò in possesso dei manoscritti, cercò di riordinarli secondo criteri spesso discutibili, ritagliando e assemblando arbitrariamente i fogli e costituendo raccolte ex novo, che oggi chiamiamo codici. Da quel momento, i manoscritti furono sparsi in tutta Europa, in seguito a transazioni di mercanti e collezionisti d’arte, per poi cadere nell’oblio.

La riscoperta dell’opera di Leonardo ebbe inizio nel XIX secolo. I manoscritti presero la via delle grandi istituzioni pubbliche, come musei, biblioteche nazionali, fondazioni e archivi di stato, che da allora ne promuovono lo studio e la divulgazione. Per il mondo scientifico, dunque, Leonardo da Vinci rimane una sfida e una fonte di probabili sorprese. Per il grande pubblico, invece, è una superstar, il genio unico e inarrivabile.

Non solo il volto di Leonardo

Le mostre torinesi sono poste sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio della Regione Piemonte e l’Unione Industriali di Torino, partner storico dei Musei Reali. L’itinerario si sviluppa partendo dai due caveau della Biblioteca Reale, all’interno dei Musei Reali, per proseguire poi nella Galleria Sabauda.
Nei caveau della Biblioteca Reale si trova il disegno, definito come Autoritratto, che giunse nelle collezioni sabaude nel 1839, insieme ad altri 1585 fogli di antichi maestri italiani ed europei, acquistati dagli emissari di re Carlo Alberto dal piemontese Giovanni Volpato, un mercante d’arte che aveva lavorato per molto tempo tra Francia ed Inghilterra.  Il self-portrait più famoso di tutti i tempi è un disegno a sanguigna su carta oggi ingiallita e con ossidazioni, la cui data di esecuzione è stata stabilita intorno agli anni 1517-1518. Leonardo si trovava in Francia già dall’anno precedente, dove si era trasferito per lavorare al servizio del re Francesco I. Era già anziano e acciaccato, ma fu per lui un periodo ugualmente fruttuoso. In merito al suo soggiorno francese, possediamo oggi una preziosa testimonianza. E’ quella riportata da Antonio de Beatis, segretario del cardinale Luigi d’Aragona. Nel suo Itinerario di viaggio del Cardinale Luigi d’Aragona, resoconto di un viaggio in Europa al seguito dell’alto prelato, de Beatis scrisse il racconto della loro visita a Leonardo, presso il castello di Cloux, avvenuta il 10 ottobre del 1517. Riferì delle sue precarie condizioni di salute, ma non nascose la sua meraviglia nel visitare lo studio del maestro. Proprio questo documento, oggi conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, sarà esposto nella sala che ospiterà l’autoritratto, insieme ad altri disegni di Leonardo (in totale sono 15 gli originali), tra i quali spiccano i 6 fogli del Codice Atlantico, giunti in prestito dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Gli altri fanno parte delle collezioni torinesi. Questi preziosi manoscritti si fanno risalire allo stesso periodo dell’autoritratto. Nelle intenzioni della curatrice della mostra, Paola Salvi, docente dell’Accademia delle Belle Arti di Brera ed allieva del celebre leonardista Carlo Pedretti, c’è stata la volontà di ricostruire il contesto e il lavoro dell’artista in Francia, per dare l’impressione di essere con lui nel suo studio. Questo prezioso corpus di documenti sarà in mostra, come detto,  nel primo dei due caveau della Biblioteca Reale, all’interno dei Musei Reali. Presente nelle collezioni sabaude c’è anche il celebre Codice sul Volo degli Uccelli, che in mostra verrà esposto in una copia facsimilare, più un foglio originale dove si ravvisa, tra i vari appunti, anche un volto, messo in collegamento con quello dell’autoritratto.

Nel secondo caveau la mostra prosegue con opere che approfondiscono la storia dell’Autoritratto, attraverso le riproduzioni di altri artisti. Il volto di Leonardo fu riprodotto una volta subito dopo la morte di Leonardo, ma fu nell’Ottocento che crebbe l’interesse di molti nei confronti dell’opera, di cui si conosceva l’esistenza ancor prima che il re sabaudo l’acquistasse. In esposizione ci saranno anche un buon numero di documenti che attestano la fortuna di Leonardo tra gli studiosi ottocenteschi. Anche in questo caso, i prestiti sono stati fondamentali. In particolare, quelli provenienti da istituzioni milanesi, come la già citata Accademia di Brera, la raccolta Bertarelli del Castello Sforzesco e l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana.

La mostra nei caveau sarà impreziosita da ulteriori allestimenti, in primis multimediali, grazie allo sponsor tecnico Mnemosyne, una società esperta in tecniche di postproduzione cinematografica, che ha realizzato una struttura scenografica che ospita contenuti ad alta tecnologia. I visitatori potranno godere di un’esperienza immersiva, che presenta due scopi. Il primo è quello di presentare l’Autoritratto in una versione innovativa, attraverso la realtà virtuale. Il secondo è quello di porre l’accento sulla visione futuristica di Leonardo, espressione di una lungimiranza scientifica che fa di lui un esempio da seguire. Leonardo è universamente chiamato “genio”, ma nessuno come lui seppe condensare nel suo agire la vera essenza dell’essere umano, ricercando con inesauribile tenacia la verità delle cose. Per questo possiamo ritenerlo un contemporaneo a tutti gli effetti.

“L’Autoritratto di Leonardo. Storia e contemporaneità di un capolavoro”

Musei Reali, Biblioteca Reale

Piazza Castello 191, Torino

28 marzo – 30 giugno 2024

www.museirealit.it

Per completare la visita ai Musei Reali.

L’esposizione su Leonardo nella Biblioteca Reale, è diventata l’occasione per arricchire la visita con altre due mostre. La prima, organizzata al primo piano della Galleria Sabauda. “Con Leonardo negli occhi. Un percorso nelle collezioni della Galleria Sabauda” è il titolo di questa iniziativa che attinge alle ricche collezioni dei Musei Reali. Saranno esposti 20 opere, 19 dipinti e una scultura, di artisti che subirono l’influenza degli stilemi di Leonardo, come Lorenzo di Credi, che si formò insieme a lui nella bottega del Verrocchio. A completamento, pregevoli opere dei cosiddetti Leonardeschi di Lombardia, come l’allievo Marco d’Oggiono, il Bergognone e il Giampietrino per arrivare agli echi di Leonardo in Piemonte. Infine, una rassegna di 15 sculture di Giuliano Vangi (Barberino del Mugello, 1931) rappresenteranno lo sguardo contemporaneo nell’ambito della raffigurazione del volto.

Milano, meta ideale per conoscere Leonardo

L’evoluzione di Leonardo come uomo e scienziato avvenne sicuramente a Milano, dove soggiornò – in due distinti momenti – per oltre un terzo della sua vita. La città è oggi uno dei centri più importanti per lo studio della sua produzione artistica e scientifica, nonché per il numero di sue opere e manoscritti conservati in musei e archivi cittadini. E’ una storia che si evolve ininterrottamente dal 1482, anno in cui Leonardo mise piede per la prima volta nella città lombarda. Leonardo a Milano lasciò un segno nell’arte locale per secoli e solleticò la curiosità di generazioni di studiosi. La presenza “ingombrante” del meraviglioso Cenacolo, non deve far dimenticare che per comprendere questo grande artista è doveroso conoscerlo nella sua universalità.

Un luogo necessario a questo scopo è la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, fondata dal cardinale Federico Borromeo nel 1607 e inaugurata nel 1609. Concepita come centro di cultura, seguirono a questa la Pinacoteca (1618) e l’Accademia del Disegno (1620). Nel gennaio del 1637 l’Ambrosiana acquistò il Codice Atlantico, la più vasta raccolta di disegni e scritti di Leonardo, che abbraccia tutto l’arco della sua attività, dal 1479 fino al 1519, anno della sua morte. Proprio per questo, può essere considerato lo specchio della sua crescita come scienziato (ricordiamo che per lui la pittura fu l’arte per eccellenza per indagare la Natura), dove si ravvisano più compiutamente la curiosità scientifica e la tensione intellettuale uniche, che permisero a Leonardo di oltrepassare confini come nessun altro prima di lui aveva saputo fare. Il codice fu composto dallo scultore e collezionista Pompeo Leoni, attivo nella seconda metà del XVI secolo. Dopo aver sottratto agli ingenui eredi di Francesco Melzi un’ingente quantità di materiale, cominciò un’imponente opera di ritaglio e assemblaggio delle carte, ignorando temi e cronologia per ricercare piuttosto la spettacolarità della composizione. Alla sua morte nel 1608, il codice passò di mano in mano, fino ad arrivare al conte Galeazzo Arconati, che lo vendette all’Ambrosiana. I 1119 fogli che lo compongono sono esposti a rotazione nella Sala Federiciana della Pinacoteca, mentre nell’antistante Sala Leonardi si può ammirare Il Musico (1485 ca.), ritratto risalente al primo soggiorno milanese dell’artista, in compagnia di alcune riproduzioni di suoi dipinti, eseguiti da allievi ed epigoni. Oltre all’importante corpus leonardesco, tra i capolavori – numerosi – dell’Ambrosiana ci sono la celeberrima Canestra di frutta del Caravaggio (1597-1600) e il maestoso cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello, al quale – dopo un lungo restauro – è stata dedicata un’intera sala. Per info e visite: www.ambrosiana.it.

Per vedere invece le riproduzioni fisiche o in 3D di macchine e strumenti ideati da Leonardo, bisogna visitare il Leonardo3 Museum, in Piazza della Scala. Nato nel 2013 come esposizione temporanea, oggi è un museo a tutti gli effetti, che espone oltre 200 modelli interattivi e ricostruzioni fisiche funzionanti. Come i 13 strumenti musicali, tra cui spicca il Grande Organo Continuo, per i quali è stato varato da poco un progetto con il Conservatorio Giuseppe Verdi, affinché possano essere utilizzati durante concerti dedicati. I modelli fisici, allestiti in maniera scenografica, sono attorniati da monitor interattivi. C’è anche una sala dedicata all’Ultima Cena, recentemente rinnovata per permettere un’esperienza ancora più immersiva. Grazie alla virtual reality il dipinto murale e il refettorio che lo accoglie sono protagonisti di un restauro digitale, che permette ai visitatori di scoprire i colori e i dettagli perduti dell’originale. Infine, lo scorso febbraio è stata inaugurata una nuova stazione interattiva, sviluppata dal centro studi del museo, che permette di approfondire la conoscenza di tutti i dipinti di Leonardo, ovvero le venti opere che la critica ha ricondotto all’unanimità all’artista. Ogni capolavoro è riportato in alta risoluzione e corredato da schede tecniche di approfondimento. Oltre che museo, Leonardo3 è soprattutto centro di studio e di divulgazione dell’opera di Leonardo, dove si annovera addirittura la presenza, come consulente scientifico, di Martin Kemp, professore emerito dell’università di Oxford ed uno dei maggiori esperti mondiali di Leonardo. Un nome, una garanzia. Per info e visite: www.leonardo3.net.

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