Nell’ambito del progetto “Dimore – Diversità di genere per modelli organizzativi sostenibili in rete”, finanziato dal Fondo sociale europeo e dalla Regione Veneto, Apriformazione e il Desk europeo di Confprofessioni hanno organizzato un viaggio studio a Bruxelles dal 18 e al 23 marzo scorso per scambiare esperienze e apprendere buone pratiche europee nell’ambito della parità di genere e del diversity management. La delegazione era costituita da libere professioniste, personale di aziende, rappresentanti del mondo delle associazioni e studentesse nell’area STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), con l’obiettivo di massimizzare l’impatto successivo delle esperienze e conoscenze acquisite. Qui il racconto di una giovane studentessa tra i palazzi delle istituzioni europee.
“Ma che cosa ci faccio io qui?”
Ecco la domanda che continuavo a farmi mentre ero in un pulmino alle 3:45 di mattina con destinazione aeroporto Marco Polo di Venezia, per prendere un volo diretto a Bruxelles.
Ma partiamo con ordine. Mi chiamo Sofia, ho quasi 23 anni, e da quando ne ho 14 “vivo” in un settore a prevalenza maschile. Mi sono infatti diplomata in Meccanica e Meccatronica all’Istituto Tecnico Industriale Statale Alessandro Rossi di Vicenza, e ora lavoro part time come Tecnico Meccatronico e Marketing&Sales Assistant, mentre studio Ingegneria Gestionale all’Università degli Studi di Padova.
Paola, una mia amica conosciuta grazie al lavoro, un giorno mi ha inoltrato il volantino di Apri Formazione e Confprofessioni: “Scambio di esperienze e buone pratiche europee in ambito parità di genere: visita a Bruxelles”. «Devi andarci!» mi ha detto entusiasta, «a maggior ragione tu, che sei in un settore a prevalenza maschile devi provarci!». In effetti è capitato – e capita ancora – di vivere dei pregiudizi e anche di dover affrontare delle sfide a causa della prevalenza maschile nel settore in cui ho deciso di studiare e di lavorare, perciò quello della disparità di genere è un argomento che mi sta molto a cuore. Non sapevo come reagire a questa proposta, perché all’inizio mi sono chiesta che cosa avessi io a che fare con questo mondo. Io che ho un background tecnico, che lavoro da poco più di 10 mesi e che studio ancora.
Eppure ho deciso di mandare una mail per chiedere informazioni riguardo il progetto, ma senza candidarmi direttamente. Dopo circa un mese, mentre ero ad una fiera per lavoro, ho ricevuto una chiamata: era Apri Formazione e io ero stata selezionata per partecipare al viaggio studio. Devo ammettere che sono stata un po’ presa alla sprovvista, perché non immaginavo potessero scegliere me. Io che non mi ero nemmeno direttamente candidata! Eppure, eccomi lì. Stavo compilando carte, mandando documenti e chiedendo ferie per partire.
Sono una persona estremamente riflessiva: prima di “buttarmi” in qualcosa, ci penso molto.
Penso a tutti i pro e ai contro che potrebbero esserci nella situazione. E poi, dopo un’attenta e meticolosa analisi, scelgo. Vediamo… quali potrebbero essere i contro? Beh, potrei annoiarmi. Potrebbero non piacermi le compagne di viaggio, o Bruxelles. Ma si tratta “solo” di una settimana alla fine. E i pro? Potrebbe cambiarmi la vita. Bene, mi basta questo. Ci vado.
Un pesce fuor d’acqua
“Qual è l’apporto che posso dare a questo progetto?” La domanda che più mi sono posta prima di partire. Le mie compagne di viaggio infatti erano tutte più grandi di me (l’età media era di circa 45 anni).
Donne intelligenti in carriera, imprenditrici, laureate. Donne che stimo e ammiro tantissimo. E poi c’ero io, che mi sentivo un po’ un pesce fuor d’acqua. Io che non sapevo bene quale esperienza avrei potuto condividere, data la mia giovane età. Mi sembrava quasi “troppo grande” per me questo viaggio, ma per fortuna non sono mai stata una persona che si lascia intimorire, e anzi, apprezzo molto le sfide e amo mettermi in gioco per affrontare i miei limiti, lo cerco proprio.
Io non ho paura di volare
Così quel lunedì notte alle 3:45 sono partita con due valigie piene di paura, timore e tante domande, ma anche con lo spazio e la voglia di evolvere e di mettermi in gioco. Non ho paura di volare, anzi, addirittura quando l’aereo subisce qualche turbolenza, io mi diverto pure! Sono vicina al finestrino (il posto che cerco sempre) e a Chiara, una delle mie compagne di viaggio. Parliamo molto, e già da quel momento ho capito che mi sarei trovata bene con le ragazze. Ebbene sì, per la prima volta davvero non ero circondata da uomini, e avevo modo di confrontarmi con donne come me. Con lo stesso spirito, unite dagli stessi valori e dalla voglia di agire. È una cosa molto inusuale per me. Eravamo tutte appartenenti a settori diversi, un gruppo stupendo che proprio grazie alla sua eterogeneità, è stato in grado di legarsi in modo davvero meraviglioso. Non sono mai mancate infatti le risate e i momenti divertenti, che hanno reso questo viaggio davvero indimenticabile. Dopo un’ora e mezza di volo e mezzora di treno, arriviamo a Bruxelles e ci accoglie un caldo sole: strano, non dovrebbe piovere?
Iniziano le danze
E subito via, iniziano i giochi: incontriamo l’avvocato Susanna Pisano, responsabile del Desk europeo di Confprofessioni. Anna Di Domenicantonio ed Eleonora Santonocito sono i nostri punti di riferimento a Bruxelles. Iniziamo subito con un brainstorming di quello che affronteremo durante la settimana. Sono previste visite al Parlamento europeo, alla Commissione europea, al Comitato economico sociale europeo, al Consiglio Europeo delle Libere Professioni e molti incontri con funzionari ed europarlamentari. Un programma ricco e irripetibile, è un’opportunità enorme questa. Sono molto fuori dalla mia comfort zone: di solito parlo solo di Meccanica! Eppure sta succedendo davvero, e sono emozionata all’idea di tutto questo. Ho sempre visto le Istituzioni europee come inarrivabili, lontanissime da me, eppure ero lì ed ero carica e pronta per scoprirle!
In Parlamento con il tailleur
Con un tailleur portato apposta per l’occasione, nei giorni successivi entro addirittura in Parlamento e in Commissione europea. La cosa che più mi attira sono le decine di bandiere all’interno delle Istituzioni, simbolo dell’internazionalità di Bruxelles. All’interno della Commissione europea ad esempio si parlano ben 24 lingue. Bruxelles è una città grande, che definirei “cosmopolita”.
Tutti sanno parlare almeno due lingue, l’italiano è conosciuto (wow!) e tutto questo è davvero stimolante per me, che ho fin da sempre una passione per le lingue – in particolar modo quella inglese, che ho coltivato durante gli anni delle superiori. È una città piena di vita e internazionalità, fonte di energia per una persona estroversa come me. Si respira aria di movimento, voglia di fare. Non pensavo potesse piacermi così tanto! Eppure le sue caratteristiche nordiche mi hanno conquistata.
Insieme per cambiare
Durante le visite alle Istituzioni siamo stati accolti sempre calorosamente, e tutte le persone con cui abbiamo parlato erano disponibilissime e accoglienti. Abbiamo parlato molto della Strategia per la Parità di Genere 2020-2025, e di tutto quello a cui, all’interno delle Istituzioni europee, si sta lavorando per fermare la violenza di genere e gli stereotipi, per prosperare in un’economia basata sulla parità di genere e per fare in modo che si possano occupare ruoli dirigenziali in pari misura. Il lavoro da fare è ancora molto, ma la voglia di unirsi per cambiare e migliorare c’è, ed è davvero tanta!
Ed io ero lì a portare anche la mia piccola esperienza, perché la disparità di genere purtroppo ho avuto modo di viverla anche quando a 13 anni i miei professori non mi hanno incoraggiata ad intraprendere gli studi in ambito Meccanico, mentre ad altri miei compagni maschi non hanno mai avuto nulla da dire. È stato infatti per me molto importante focalizzare l’attenzione riguardo la presenza delle donne nell’ambito STEM, ancora poche e soprattutto molto sottovalutate. Spero che la mia voce possa aver creato nuovi spunti di riflessione!
E dopo sei giorni intensi e ricchi di confronti, è giunto il momento di tornare a casa. E sono un po’ triste sia arrivato questo momento, devo ammetterlo. Se prima avevo timore che Bruxelles “non facesse per me”, ora non voglio più andarmene! Al ritorno le valigie erano davvero piene. E giuro, non era solo tutto il cioccolato comprato! Erano colme di idee, stimoli, ispirazione, voglia di fare e di mettermi ancora in gioco. Quale poteva essere un pro di questo viaggio? Ah sì. “Potrebbe cambiarmi la vita”.
Beh, io penso l’abbia fatto davvero.
PS
Chiara T., Carla, Michela, Milly, Chiara F., Federica, Silvia, Lisa, Loreta: grazie di cuore per aver reso questa esperienza unica e indimenticabile, per essere state compagne di viaggio fantastiche e per essere ora mia ispirazione. Enrico, grazie per la tua pazienza, per sostenerci e per averci accompagnate in quest’avventura. Paola, grazie per avermi incoraggiata sempre. Grazie anche a mamma e papà per avermi incoraggiata a partire quando avevo timore. E grazie a Giovanni Francavilla per l’opportunità di raccontare la mia esperienza attraverso questo articolo.
Per me è meraviglioso poterlo fare, un regalo immenso.