Le bambine sono diventate campionesse

Essere un professionista significa, ora e sempre più in futuro, occuparsi di sociale. Lavorare come da necessità dell’epoca da medium tra il mondo attivo e chi ha difficoltà, lentezze, disagi di inserimento. «Il professionista ha da sempre anche un ruolo di aiuto e di sussidio al cittadino nello svolgere attività quotidiane, che molto spesso, per varie vicissitudini, diventano complesse, non dimentichiamolo», dice Paola Fiorillo. Avvocato, con una expertise internazionale in diritto societario, tesoriere dell’Associazione Nazionale Forense, componente di giunta di Confprofessioni, Fiorillo ha da sempre coltivato una passione inaspettata, la pallamano: è vicepresidente della Jomi Salerno, vincitrice del campionato italiano femminile di Pallamano 2022/2023. La squadra dal 2008 ad oggi ha vinto nove scudetti, e una non indifferente serie di premi e coppe Italia. Ma per Fiorillo il lato agonistico è solo uno dei lati della questione, nemmeno il più importante. Il vero movente è l’interesse per il sociale; che è anche il tratto d’unione tra il suo primo e secondo mestiere: tra l’avvocato e la dirigente sportiva.

«Ho iniziato da ragazzina, al liceo. Nel lontano 1985 con un gruppo di amici, a Salerno, abbiamo cominciato a praticare lo sport nell’ora di educazione fisica. Alcuni facevano anche gli animatori in oratorio, nella chiesa di Gesù Redentore. Anche lì si praticava la pallamano. Ci siamo appassionati e dopo un po’, quasi per scherzo, abbiamo detto “proviamo a fondare una società sportiva”. Una società di atlete ragazzine, più femmine che maschi, questi ultimi erano attratti dal calcio. Con questo gruppo di bambine cominciammo a iscriverci ai vari campionati giovanili» racconta Fiorillo. Tra gli amici storici c’era poi anche quello che è diventato suo marito, Pasquale Loria, attuale presidente della Federazione Italiana Giuoco Handball. «Siamo approdati in serie A nel 1991, nel 2004 c’è stato il primo scudetto. Per varie difficoltà e inevitabili abbandoni nel 2007 abbiamo dovuto ricominciare, ma direi che ci siamo ripresi in modo soddisfacente».

La squadra come rifugio
Un percorso e un impegno (e una resilienza) che spesso allignano a Sud e in provincia, dove le strutture per i giovani possono essere carenti e bisogna in qualche misura “inventarsi” un lavoro, un hobby, una socialità strutturata. Spesso a contatto con grandi difficoltà «Ricordo una delle nostre giocatrici dei primi anni: per lei che stava in quello che allora si chiamava un orfanotrofio la squadra era davvero un rifugio. Ma ci sono stati tanti casi simili. Attualmente diversi bambini che frequentano la nostra società sportiva hanno disturbi dello spettro autistico. E anche in questo caso cerchiamo di essere il più possibile inclusivi, anche perché la capacità terapeutica dello sport in questi casi è forte, e comprovata» ricorda Fiorillo.

Che tra l’altro nel 2021 è stata eletta membro dell’Ehf Nations Committee Women, la commissione europea che si occupa dei campionati femminili ed in generale della pallamano femminile. Qual è lo stato dell’arte della parità di genere nello sport? «Anche se negli ultimi anni l’interesse verso lo sport femminile si è risvegliato la strada è ancora lunga. Anche nello sport il gender pay gap c’è: una donna non ha gli stessi ingaggi di un uomo, anche se allo stesso livello. Nel caso della pallamano, a differenza di altri sport, dal punto di vista spettacolare non c’è quasi nessuna differenza tra disciplina maschile e femminile: sono entrambi egualmente piacevoli da guardare. Questo è un punto a favore, e aiuta con gli sponsor. Ma più a livello europeo che italiano. Siamo indietro rispetto ad altri paesi, come la Francia, ad esempio». Conclude Fiorillo: «C’è ancora parecchio da fare, ma non ci scoraggiamo». All’intersezione – proprio in quel “medium” di cui parlavamo all’inizio – tra varie discipline, professionali, sociali, sportive, si gioca il futuro.

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