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Le Pupille di Alice

Ci sono tre film che hanno fatto il pieno di nomination e si candidano a portare a casa tante statuette nella prossima Notte degli Oscar del 12 marzo: sono “Everything everywhere all at once”, con 11 nomination, “Niente di nuovo sul fronte occidentale” e poi “Gli spiriti dell’isola”, entrambi con nove nomination.

Non manca anche un po’ di Italia. Magari non tanta come in passato, però… Ad esempio ci si può consolare con l’Academy museum of motion picture arts and sciences, progettato a Los Angeles dallo studio Renzo Piano building workshop e dove, già dall’8 marzo, saranno proiettati i film in lizza.

Un Oscar potrebbe andare ad Aldo Signoretti, maestro di trucco e parrucco cinematografico candidato al miglior make-up per il film “Elvis” di Baz Luhrmann, regista con cui aveva già lavorato e ricevuto la sua prima nomination all’Oscar grazie a “Moulin Rouge”.

Le Pupille di Alice

E c’è grande attesa per Alice Rohrwacher, regista 41enne nata a Fiesole (Firenze), candidata nella categoria Miglior cortometraggio live-action con “Le Pupille”. A scoprire il suo talento è stato il produttore Carlo Cresto-Dina, nel 2006, quando Alice aveva appena 25 anni e si cimentava nei primi lavori di regia: «Il gruppo Feltrinelli», spiega Cresto-Dina a il Libero Professionista Reloaded, «mi chiamò a produrre un documentario collettivo con molti registi. E Alice era senza dubbio il talento più cristallino. Per questo, quando nel 2009 decisi di fondare la mia casa di produzione Tempesta, la prima persona che chiamai fu Alice Rohrwacher, offrendomi di produrre il suo primo film. Uscì nel 2011 con “Corpo celeste”, e da lì è iniziato tutto. Peccato», dice ridendo, «che Alice abbia tempi lunghissimi di gestazione dei film: ne fa uno ogni quattro anni».

Tuttavia, ne vale la pena: il suo secondo lungometraggio, “Le meraviglie” del 2014, vince a Cannes il Gran Prix speciale della giuria. E la terza opera, “Lazzaro felice”, del 2018, è premiata sempre a Cannes come miglior sceneggiatura. Con il corto “Le Pupille”, 37 minuti ambientati a Natale in un collegio religioso dell’Italia fascista, è addirittura in corsa per gli Oscar (nel cast figurano anche Alba Rohrwacher, sorella di Alice, e Valeria Bruni Tedeschi). Nel 2023 uscirà il suo quarto lungometraggio, “La chimera”, con Josh O’Connor e Isabella Rossellini.

(foto Cannes)

In corsa con Disney

Ovviamente, se per i Festival europei, da Venezia a Berlino passando per Cannes, «Tempesta, anno dopo anno, facendo film interessanti, ha reputazione di casa di produzione di qualità e i direttori dei Festival ci chiamano», afferma Cresto-Dina, la macchina di promozione e di lobbying su Hollywood è tutta un’altra storia. Il corto “Le Pupille” è stato finanziato dalla divisione Disney branded television, dal 16 dicembre 2022 è distribuito in esclusiva sulla piattaforma di streaming Disney+, e quindi le operazioni su Los Angeles sono un po’ diverse. «Certo, si è messa in moto la macchina di pr della Disney», commenta Cresto-Dina, «e d’altronde ci sono da sempre, trasmettono sul loro network tv Abc la Notte degli Oscar, e sono molto contenti e grati di questa iniziativa alla quale sta lavorando anche il regista premio Oscar Alfonso Cuaron. Disney, infatti, è sempre stata fortissima nell’animazione e, con NatGeo, anche sui documentari. Meno sul live action. Con questi progetti si inseriscono pure loro nella corsa ai grandi registi. E per “Le Pupille” hanno fatto e faranno una campagna di pubbliche relazioni che ha coinvolto 6-7 agenzie di pr, con investimenti notevoli. C’è anche Cuaron, molto popolare tra i membri della Academy, e che si sta spendendo tanto per Alice, regista che ha scelto dopo averne apprezzato i lavori a Cannes».

Le bambine cattive

Intanto Alice Rohrwacher, blindatissima e protetta dalla macchina di pr della Disney, rilascia poche dichiarazioni. Ha però voluto dedicare la nomination all’Oscar alle «bambine cattive che cattive non sono affatto e che sono in lotta ovunque nel mondo. Auguro che, come nel mio cortometraggio “Le Pupille”, possano rompere la torta e condividerla tra loro, le bambine e le donne in Iran, in Afghanistan ma ovunque, anche in Svezia e in Umbria». Un commento, infine, sui cinque registi, tutti uomini, candidati all’Oscar per la miglior regia di un lungometraggio: «I registi non si auto-nominano, ma vengono votati. Bisogna riflettere sui film fatti e sul sostegno avuto. È difficile dire come sarebbe potuta andare diversamente, ma sono contenta di rappresentare anche le donne e, scusate la banalità, sarebbe bello ci fosse una presenza femminile maggiore: al cinema ma in tanti campi dell’arte e non solo».

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